Quando i primi esseri umani moderni emersero nell’Africa orientale tra 200.000 e 300.000 anni fa, il mondo era molto diverso rispetto ad oggi. In quel periodo, esistevano diversi tipi di esseri umani contemporaneamente sulla Terra, come i Neanderthal in Eurasia, i Denisoviani in Indonesia e l’Homo naledi in Sudafrica. Tuttavia, tra 30.000 e 40.000 anni fa, tutti questi ominidi scomparvero e gli esseri umani moderni rimasero gli unici. Per lungo tempo, gli scienziati si sono chiesti se i nostri antenati si fossero accoppiati con questi altri esseri umani prima della loro estinzione.
Svante Pääbo, grazie al suo lavoro nello sviluppo di strumenti per estrarre e sequenziare il DNA antico, è riuscito a sequenziare i genomi di Neanderthal, Denisoviani e antichi esseri umani moderni. Questo ha permesso di dimostrare che gli esseri umani moderni si sono effettivamente accoppiati con Neanderthal e Denisoviani. Ad esempio, gli esseri umani non africani ereditano circa il 2% dei loro genomi dai Neanderthal. Inoltre, è stato scoperto che esisteva un tipo di essere umano completamente sconosciuto chiamato Denisoviani, con cui gli esseri umani si sono anche accoppiati.
Studi recenti sul DNA antico hanno rivelato che gli accoppiamenti tra esseri umani moderni e altri ominidi erano relativamente comuni. Tuttavia, rimangono ancora molte domande senza risposta. Ad esempio, come influisce il DNA ereditato da Neanderthal e Denisoviani sulle funzioni biologiche delle nostre cellule? Influenza tratti come il colore degli occhi o la suscettibilità alle malattie? Inoltre, ci sono sequenze di DNA ereditate da Neanderthal e Denisoviani che sono state vantaggiose per gli esseri umani moderni, aiutandoli ad adattarsi a nuovi ambienti.
Studi recenti hanno dimostrato che alcune sequenze di DNA ereditate da Neanderthal e Denisoviani influenzano la suscettibilità a malattie come il COVID-19, la depressione, il diabete di tipo 2 e la celiachia. Questo dimostra che il DNA degli ominidi arcaici contribuisce al carico di malattie negli individui odierni.
Il lavoro di Svante Pääbo e dei suoi colleghi ha reso possibile raccontare le storie contenute nel nostro DNA in un modo che non era possibile prima. Questo campo di ricerca, chiamato paleogenomica, non solo ci aiuta a comprendere meglio la nostra storia evolutiva, ma può anche fornire intuizioni importanti sulla salute e sulle malattie umane.
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