L’universo come simulazione: una prospettiva intrigante

Stiamo vivendo in una simulazione?

(pixelparticle/Shutterstock.com)

Gli scienziati hanno da tempo cercato di spiegare perché l’universo abbia iniziato con condizioni che permettono lo sviluppo della vita. Si sono chiesti perché le leggi fisiche e le costanti abbiano valori specifici che consentono la formazione di stelle, pianeti e, alla fine, della vita stessa. Una possibile spiegazione è che viviamo in un multiverso infinito di universi, quindi non dovrebbe sorprenderci se almeno uno di essi si è rivelato come il nostro. Un’altra possibilità è che il nostro universo sia una simulazione informatica, creata da una specie aliena avanzata o da qualcun altro che ha ottimizzato le condizioni.

Questa seconda opzione è supportata dalla fisica dell’informazione, che suggerisce che lo spazio-tempo e la materia non siano fenomeni fondamentali, ma siano costituiti da bit di informazione. Questo porta all’idea che l’intero nostro universo possa essere una simulazione informatica. Questa idea non è nuova, infatti nel 1989 il fisico John Archibald Wheeler suggerì che l’universo sia fondamentalmente matematico e che possa essere visto come emergente dall’informazione. Nel 2003, il filosofo Nick Bostrom formulò la sua ipotesi della simulazione, sostenendo che sia molto probabile che viviamo in una simulazione.

Alcune prove suggeriscono che la nostra realtà fisica potrebbe essere una simulazione anziché un mondo oggettivo. Ad esempio, la natura discreta della meccanica quantistica, che governa il mondo delle particelle, sembra simile a un mondo pixelato. Le leggi della fisica che governano l’universo sembrano anche linee di codice informatico. Inoltre, il limite di velocità massima nel nostro universo, che è la velocità della luce, potrebbe corrispondere al limite di velocità di un processore in una simulazione.

La meccanica quantistica suggerisce anche che la natura non è “reale” e che le particelle esistono in diversi stati contemporaneamente fino a quando non vengono osservate o misurate. Questo è simile al concetto di una realtà virtuale che richiede un osservatore o un programmatore per accadere. Inoltre, l’entanglement quantistico, che permette a due particelle di essere istantaneamente collegate anche a distanze enormi, potrebbe essere spiegato dal fatto che tutte le posizioni all’interno di una simulazione dovrebbero essere approssimativamente equidistanti da un processore centrale.

Per provare l’ipotesi della simulazione, potremmo cercare di rilevare i bit di informazione che costituiscono il codice della simulazione. Inoltre, potremmo monitorare le costanti della natura per individuare eventuali correzioni o cambiamenti che potrebbero essere il risultato di errori di calcolo nella simulazione.

La natura della nostra realtà è ancora un mistero, ma prendere sul serio l’ipotesi della simulazione potrebbe portarci a scoprire nuove prove che supportano o confutano questa teoria.

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