Il nostro pianeta sta diventando sempre più salato a causa dell’attività umana, secondo uno studio recente. Questo cambiamento salino sta influenzando la chimica dei fiumi, compromettendo la qualità dell’acqua e avendo un impatto sulla salute umana. Normalmente, il sale segue un ciclo naturale in cui processi geologici e idrologici portano il sale in superficie nel corso di lunghi periodi di tempo. Tuttavia, negli ultimi decenni, l’attività umana ha accelerato notevolmente questo ciclo attraverso l’estrazione mineraria e lo sviluppo del territorio, portando il sale in superficie molto più velocemente rispetto ai processi naturali. Di conseguenza, la concentrazione di ioni di sale è aumentata significativamente nei ruscelli e nei fiumi negli ultimi 50 anni, e la salinizzazione causata dall’uomo ha influenzato circa 1 miliardo di ettari di suolo in tutto il mondo.
Secondo Gene Likens, ecologo presso l’Università del Connecticut e l’Istituto Cary per gli Studi sugli Ecosistemi, questo disturbo del ciclo del sale è un fenomeno globale che coinvolge l’interazione tra la profondità della Terra e l’atmosfera. Quando gli scienziati parlano di sale, non si riferiscono solo al cloruro di sodio, ma a qualsiasi composto chimico costituito da un’assemblea ionica di cationi e anioni. Questo significa che il disturbo del ciclo del sale ha influenzato non solo il cloruro di sodio, ma anche altri tipi di sali come il calcare, il gesso e il solfato di calcio.
La proliferazione del sale ha una serie di impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana. Uno dei principali problemi riguarda la qualità dell’acqua, poiché gli ioni di sale possono legarsi a contaminanti presenti nei suoli e nei sedimenti, formando “cocktail chimici” che possono finire nelle risorse idriche. Inoltre, quando i laghi si prosciugano, possono sollevare nuvole di polvere salata nell’aria, con possibili conseguenze negative sulla salute umana.
Una delle principali fonti di questo problema è il sale spruzzato sulle strade ghiacciate durante i mesi freddi. Negli Stati Uniti, questo rappresenta il 44% del consumo di sale e contribuisce a quasi il 14% dei solidi disciolti che entrano nei fiumi del paese. Ridurre la quantità di sale sparsa sulle strade potrebbe essere parte della soluzione, ma ciò comporta il rischio di aumentare il numero di incidenti stradali. È quindi necessario trovare un equilibrio tra la sicurezza stradale e la riduzione della salinizzazione.
Regolare il sale come contaminante primario dell’acqua potabile negli Stati Uniti rappresenterebbe una sfida importante, poiché attualmente non è considerato tale. Tuttavia, secondo Sujay Kaushal, autore principale dello studio, il sale sta aumentando nell’ambiente a livelli dannosi. È quindi necessario affrontare questa questione complessa per proteggere la salute umana e l’ambiente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment.
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