Due nuovi studi hanno rivelato che i coccodrilli hanno una storia evolutiva ricca e diversificata, contrariamente alla credenza comune che siano rimasti relativamente immutati nel corso dei milioni di anni. Uno dei due studi ha individuato l’origine dei Crocodylomorpha, il gruppo più ampio dei coccodrilli e dei loro parenti estinti, in Europa circa 145 milioni di anni fa. Successivamente, in Nord America, il gruppo si è diviso tra quelli che potevano vivere in acqua salata (i coccodrilli) e quelli che non potevano (gli alligatoridi). Questa capacità di attraversare l’acqua salata ha permesso ai coccodrilli di diffondersi in tutto il mondo, compresi gli oceani tropicali, mentre gli alligatori sono confinati alle acque dolci e non possono raggiungere alcune aree.
Il secondo studio ha esaminato la velocità di crescita dei coccodrilli antichi. Contrariamente all’immagine dei coccodrilli moderni lenti e a crescita lenta, si è scoperto che i loro parenti antichi crescevano velocemente e si muovevano velocemente. Questa scoperta è stata fatta attraverso l’analisi delle strutture ossee fossilizzate, che indicavano alti tassi di crescita.
La ragione di questo cambiamento è ancora oggetto di dibattito. Alcuni ricercatori suggeriscono che la crescita lenta potrebbe essere stata il risultato di una scarsità di risorse ambientali. Tuttavia, le prove fossili hanno identificato un parente antico piccolo, attivo e terrestre che cresceva a una velocità simile ai coccodrilli viventi, escludendo la teoria acquatica.
Questa ricerca potrebbe cambiare l’immagine comunemente accettata dei coccodrilli come creature letargiche e immutate nel tempo. I coccodrilli e i loro parenti hanno sperimentato molti modi di vivere nel corso della loro storia evolutiva. Alcuni antichi membri dei Crocodylomorpha erano carnivori e si nutrivano di dinosauri, mentre altri erano strettamente erbivori.
In conclusione, i coccodrilli viventi sono solo una piccola parte della diversità che caratterizzava loro e i loro parenti in passato. Questi studi sono stati pubblicati su Royal Society Open Science e Current Biology.
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