Impatto dei lockdown da COVID-19 sul cervello degli adolescenti: differenze di genere

Uno studio rivela un rapido invecchiamento cerebrale precoce, con maggior impatto sulle ragazze

Un recente studio ha rivelato che i giovani che hanno vissuto i lockdown imposti dalla pandemia di COVID-19 hanno subito un rapido invecchiamento cerebrale precoce a causa delle restrizioni sociali, con un impatto significativamente maggiore sulle ragazze rispetto ai ragazzi.

Il virus COVID-19 ha avuto conseguenze non solo in termini di malattie e morti, ma ha anche influenzato la società in diversi modi, con gli ordini di restare a casa, il distanziamento sociale e la chiusura delle scuole che hanno modificato le nostre abitudini di vita, lavoro e socializzazione.

Queste interruzioni hanno avuto un impatto negativo sulla salute mentale di molte persone, soprattutto degli adolescenti, poiché l’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti emotivi, comportamentali e sociali, in cui si sviluppano relazioni importanti con i coetanei che influenzano la formazione dell’identità e dell’autostima.

A livello fisiologico, l’adolescenza è caratterizzata da importanti cambiamenti nel cervello, con la plasticità neurale che subisce modifiche strutturali in base all’ambiente circostante. Questi cambiamenti sono sensibili alle interruzioni, e lo stress prolungato durante l’adolescenza può causare problemi nello sviluppo e disturbi neuropsichiatrici.

Uno studio recente ha analizzato gli effetti dei lockdown da COVID-19 sul cervello degli adolescenti, evidenziando una differenza significativa tra i sessi. Le scansioni di risonanza magnetica effettuate su ragazzi di 9-17 anni nel 2018 hanno mostrato che il volume della materia grigia corticale e lo spessore corticale diminuiscono con l’età, ma le scansioni effettuate dopo i lockdown hanno rivelato un assottigliamento accelerato, soprattutto nelle ragazze.

Le ragazze hanno mostrato un assottigliamento corticale accelerato in 30 aree cerebrali, coinvolgendo diverse funzioni cognitive e sociali, mentre nei ragazzi questo fenomeno è stato osservato solo in due regioni. Questa differenza di genere è stata definita “drammatica” dai ricercatori, con un’invecchiamento cerebrale accelerato di 4,2 anni nelle femmine rispetto a 1,4 anni nei maschi.

Le differenze di genere osservate potrebbero riflettere le disparità già note nella prevalenza dei disturbi neuropsichiatrici tra maschi e femmine, con le ragazze che risultano essere più colpite. Le relazioni tra pari sembrano giocare un ruolo chiave, con le ragazze che dipendono maggiormente da esse per il supporto emotivo, mentre i ragazzi le utilizzano principalmente per attività condivise.

L’isolamento sociale causato dalla pandemia ha avuto un impatto diverso sulle esigenze emotive di ragazzi e ragazze, con le femmine che potrebbero aver sperimentato maggiore stress dovuto alla mancanza di interazioni sociali, con possibili conseguenze fisiologiche negative.

La foto mostra due serie di scansioni cerebrali. A sinistra ci sono sei visualizzazioni di cervelli femminili con regioni colorate diverse, mentre i sei cervelli a destra mostrano cervelli maschili. La distribuzione del colore sui cervelli femminili copre più angoli, mentre i cervelli maschili hanno solo due punti colorati sul retro.
I dati della scansione rivelano in che misura i cervelli femminili (a sinistra) mostravano segni di assottigliamento corticale rispetto ai cervelli maschili (a destra).
Corrigan et al., 2024 (CC BY-NC-ND 4.0).

Anche se non è ancora chiaro se questi cambiamenti cerebrali abbiano effetti negativi a lungo termine, studi precedenti hanno evidenziato che l’assottigliamento corticale accelerato durante lo sviluppo può essere associato a rischi più elevati di disturbi neuropsichiatrici e comportamentali.

Questo studio sottolinea l’importanza di monitorare e supportare gli adolescenti che hanno vissuto la pandemia, evidenziando la necessità di interventi mirati per affrontare gli effetti a lungo termine sulla salute mentale e sullo sviluppo cerebrale.

Lo studio è stato pubblicato su PNAS.

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