Progetto di ricerca sui mattoni romani a Treviri
Gli archeologi stanno per avviare un ambizioso progetto di ricerca che si estenderà per i prossimi due anni, concentrandosi sull’analisi di 4.000 mattoni stampati rinvenuti nella storica città romana di Treviri. Questo progetto, sostenuto da un finanziamento di 340.000 euro della Fondazione tedesca per la ricerca (DFG), mira a approfondire la conoscenza riguardo alla produzione e alla distribuzione dei mattoni nell’antichità, un aspetto che è stato finora poco esplorato. L’importanza di questo studio risiede nella possibilità di scoprire dettagli inediti sulla vita quotidiana e sull’architettura dell’epoca romana.
Treviri: capitale romana della Germania
Treviri, conosciuta come la capitale romana della Germania, si affermò come una delle metropoli più significative dell’Impero Romano, situata a nord delle Alpi e fiorente tra il I e il V secolo d.C. Questo centro economico e politico non solo divenne una residenza imperiale durante le dinastie costantiniana e valentiniana, ma subì anche una trasformazione strutturale che ne cambiò il volto. Oggi, il sito è riconosciuto come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e ospita rovine straordinariamente ben conservate, tra cui:
- La celebre Porta Nigra
- La Cattedrale di San Pietro
- La Chiesa di Nostra Signora
- Un imponente anfiteatro romano
Analisi dei mattoni antichi
Secondo le ricerche condotte dall’Università di Francoforte, gli antichi romani utilizzavano una varietà di formati di mattoni cotti per edificare queste straordinarie strutture, integrandoli in muri, tetti e sistemi di riscaldamento. I mattoni in questione furono recuperati all’inizio del XX secolo, ma sono rimasti per lungo tempo in gran parte inesplorati. Ora, oltre un secolo dopo, i ricercatori stanno accedendo alle unità di stoccaggio del Museo statale della Renania (GDKE) di Treviri, con l’intento di ricostruire la storia della produzione di mattoni nell’antica città. Questo approccio innovativo potrebbe rivelare informazioni preziose sulla tecnologia costruttiva dell’epoca.
Collaborazione tra istituzioni di ricerca
Un team composto da esperti del Museo statale della Renania, dell’Università Goethe di Francoforte e del Centro Leibniz per l’archeologia (LEIZA) si sta dedicando all’analisi di una delle più vaste collezioni di mattoni romani stampati provenienti dalle province settentrionali, di cui solo una minima parte era stata precedentemente studiata. Per la prima volta, verranno applicate analisi archeometriche, un approccio scientifico interdisciplinare che permetterà di determinare la composizione chimica dei mattoni, facilitando l’identificazione delle materie prime utilizzate nella loro produzione. Questa analisi potrebbe rivelare le origini dei materiali, portando alla scoperta di antichi laboratori di produzione e contribuendo a una comprensione più profonda delle tecniche costruttive romane.
Implicazioni storiche e culturali
In particolare, l’Università di Francoforte sottolinea che la distribuzione spaziale dei mattoni consentirà ai ricercatori di ricostruire lo sviluppo architettonico dell’antica Treviri. Si ipotizza che la maggior parte dei mattoni stampati risalga all’epoca tardoantica, il che offre l’opportunità di condurre un’analisi approfondita su come i materiali da costruzione siano stati prodotti e utilizzati in quel periodo. Il dott. Thomas Schmidts, docente all’Università Goethe e conservatore presso il LEIZA di Magonza, ha dichiarato: “Questa ricerca ci permetterà di comprendere meglio le dinamiche di produzione e utilizzo dei materiali da costruzione durante un’epoca cruciale”.
Il ruolo dei timbri nei mattoni antichi
Inoltre, i timbri presenti sui mattoni rivestono un’importanza fondamentale per la comprensione delle strutture economiche e sociali della tardoantichità. Secondo quanto riportato da ArchDaily, il mattone ha sostituito la pietra come principale materiale da costruzione romano a partire dal I secolo d.C. Una città come Treviri, costruita in modo così esteso con mattoni, avrebbe richiesto una pianificazione meticolosa, un’organizzazione efficiente e sistemi di costruzione ben strutturati. I ricercatori si propongono di esplorare questa complessa infrastruttura, con l’aspettativa di scoprire una vasta rete di reperti risalenti a un periodo cruciale per l’espansione e il progresso tecnologico dell’impero.
Conclusioni e prospettive future
La prof.ssa Dr. Alexandra W. Busch, Direttrice Generale del LEIZA, ha espresso la sua soddisfazione per l’accettazione della proposta congiunta nel competitivo processo della DFG, sottolineando l’importanza di un ampio spettro metodologico: “Questo approccio non è solo caratteristico del LEIZA, ma è sempre più fondamentale per ottenere nuove intuizioni rivoluzionarie”. I risultati di questo progetto non solo arricchiranno la nostra comprensione delle ceramiche da costruzione tardoantiche, ma fungeranno anche da modello per l’integrazione di metodologie archeologiche e archeometriche, contribuendo così a ricostruire il complesso sviluppo storico di Treviri e a valorizzare il patrimonio culturale dell’umanità.