Nuovo farmaco WEHI-P8: speranze contro il long COVID

Scoperte promettenti nella ricerca di trattamenti per il long COVID

Nuove scoperte nella lotta contro il long COVID

Recenti ricerche hanno portato alla scoperta di un nuovo farmaco antivirale, progettato per colpire una specifica proteina del virus SARS-CoV-2. Questo farmaco ha dimostrato di proteggere i topi da molti degli effetti più gravi associati alla malattia, inclusi sintomi persistenti che possono durare nel tempo. Anche se i trial clinici sugli esseri umani non sono ancora iniziati, i risultati preliminari offrono nuove speranze per affrontare le conseguenze durature della pandemia. Attualmente, la maggior parte dei paesi ha smesso di riportare i decessi legati al COVID-19, ma l’infezione continua a diffondersi. Circa il 5% delle persone infettate sviluppa sintomi persistenti, noti come long COVID, che possono protrarsi per anni e influenzare significativamente la qualità della vita. È stato dimostrato che la vaccinazione riduce il rischio di sviluppare long COVID, ma non riesce a eliminarlo completamente. Nonostante l’uso di Paxlovid, un farmaco antivirale che ha contribuito a ridurre i decessi e i ricoveri, non sembra avere un impatto sul long COVID, rendendo necessaria la ricerca di nuove soluzioni terapeutiche.

La ricerca sul farmaco WEHI-P8

Fin dall’inizio della pandemia, un team di ricercatori del Walter and Eliza Hall Institute (WEHI) ha ipotizzato che un farmaco mirato alla proteina PLpro del coronavirus potesse rappresentare una risposta efficace. Prima dell’emergere della pandemia, il professor David Komander, ricercatore di WEHI, stava già studiando la famiglia di proteine a cui appartiene PLpro in altri virus. La Dr Stefanie Bader, che ha iniziato il suo dottorato presso WEHI proprio quando la pandemia ha preso piede, ha orientato la sua ricerca per affrontare il virus, concentrandosi su PLpro. Questo enzima è fondamentale per la replicazione del virus, consentendogli di infettare nuove cellule e ostacolando le difese del sistema immunitario. Le molecole in grado di bloccare o attaccare PLpro potrebbero rivelarsi utili in vari modi, ma i farmaci esistenti hanno incontrato difficoltà nel bloccare PLpro all’interno delle cellule.

Risultati promettenti nei test sui topi

Il team di ricerca ha esaminato oltre 400.000 composti alla ricerca di nuove molecole simili a farmaci con potenziale contro PLpro. Sebbene ricerche di questo tipo richiedano tempo, la gravità della crisi sanitaria ha incentivato un’accelerazione dei tempi di sviluppo. Il team ha identificato una molecola, attualmente denominata WEHI-P8, e l’ha somministrata ai topi sia prima dell’infezione da SARS-CoV-2 sia sei e 24 ore dopo. I risultati sono stati confrontati con quelli di topi trattati con Paxlovid nelle stesse tempistiche. I topi trattati con WEHI-P8 hanno mostrato cariche virali e risposte infiammatorie significativamente inferiori rispetto a quelli trattati con Paxlovid, e ancor di più rispetto ai topi non trattati. Inoltre, questi animali presentavano pochi o nessun segno di danno ai polmoni e al cervello, sintomi tipici del long COVID.

Un confronto del tessuto polmonare di topi trattati con Paxlovid e WEHI-P8
Un confronto del tessuto polmonare di topi trattati con Paxlovid e WEHI-P8. Il rosso scuro indica danni e infiammazione.

Il potenziale di WEHI-P8 rispetto a Paxlovid

A differenza di WEHI-P8, Paxlovid agisce su un percorso diverso, mirando alla proteina Mpro del virus. La disponibilità di approcci complementari potrebbe rivelarsi cruciale per il trattamento acuto, poiché il virus SARS-CoV-2 continua a mutare. I risultati ottenuti potrebbero portare allo sviluppo di un futuro farmaco in grado di colmare queste lacune critiche. Inoltre, Paxlovid interagisce con numerosi altri farmaci, limitando la possibilità di assunzione per molte persone. Stabilire se un farmaco derivato da WEHI-P8 sia sicuro ed efficace per gli esseri umani richiederà trial clinici. La Dr Stefanie Bader ha sottolineato che questi trial sono molto costosi e il team sta cercando un partner per avviare la fase di sperimentazione.

Long COVID e le sue somiglianze con altre condizioni

Il long COVID presenta somiglianze con condizioni come la Sindrome da Fatica Cronica (CFS), suscitando interrogativi sulla possibilità che le cause siano simili. La Dr Bader ha affermato che altri fattori ambientali possono scatenare la CFS, e WEHI-P8 non sarà efficace se non c’è una causa virale. Tuttavia, per molte persone la cui CFS è probabilmente stata innescata da un virus, c’è la possibilità che possa rivelarsi utile. Il team ha cercato una molecola che non inibisca solo SARS-CoV-2, ma anche altri coronavirus. I virus mutano frequentemente, e se la prossima pandemia dovesse essere causata da un coronavirus, questo farmaco potrebbe risultare efficace anche in quel contesto. Lo studio è disponibile in open access su Nature Communications.

Informazioni aggiuntive sulla ricerca contro il long COVID

Per ulteriori informazioni sui progressi nella ricerca contro il long COVID, puoi consultare il nostro statement. Questa risorsa fornisce aggiornamenti e approfondimenti sulle ultime scoperte scientifiche e sulle strategie di trattamento in fase di sviluppo. La lotta contro il long COVID è una priorità per la comunità scientifica, e ogni nuova scoperta rappresenta un passo avanti verso la comprensione e la gestione di questa condizione complessa. La ricerca continua a evolversi, e il coinvolgimento della comunità è fondamentale per affrontare questa sfida sanitaria globale.