Carl Sagan, divulgatore scientifico di fama, sosteneva che l’essere umano è fatto di materia stellare. Forse non immaginava quanto lontano questa materia avesse viaggiato prima di raggiungerci.
Recenti osservazioni condotte con il telescopio spaziale Hubble hanno rivelato che parte del carbonio che costituisce il nostro corpo potrebbe aver viaggiato per centinaia di migliaia di anni luce al di fuori della nostra galassia, per poi fare ritorno.
Gli elementi più pesanti dell’elio vengono generati all’interno dei nuclei stellari e rilasciati nello spazio quando le stelle esplodono in supernovae. Questi elementi vengono successivamente incorporati nella formazione di nuove stelle e pianeti. Tuttavia, sembra che questi elementi possano deviare significativamente dal loro percorso previsto.
Uno studio recente ha rivelato che il carbonio si spinge al di fuori della galassia stessa, in una vasta nube di gas circostante nota come mezzo circumgalattico (CGM), per poi fare ritorno.
Secondo l’astronoma Jessica Werk dell’Università di Washington, le implicazioni di questa scoperta sull’evoluzione delle galassie e sulla disponibilità di carbonio per la formazione stellare sono entusiasmanti.
Il carbonio presente nei nostri corpi potrebbe aver trascorso un periodo significativo al di fuori della galassia stessa. Utilizzando i dati dell’Hubble, un team di ricercatori ha analizzato il CGM di 11 galassie in fase di formazione stellare, individuando segnali di carbonio fino a 391.000 anni luce di distanza dalla galassia.
Per avere un’idea delle dimensioni, il disco visibile della Via Lattea ha un diametro di circa 100.000 anni luce. Il mezzo circumgalattico può essere paragonato a una gigantesca stazione ferroviaria, in cui il materiale viene costantemente spinto fuori e riportato all’interno, come spiega l’astronoma Samantha Garza, coautrice dello studio.
Gli elementi pesanti prodotti dalle stelle vengono espulsi dalla galassia e finiscono nel CGM attraverso le esplosioni delle supernovae, per poi essere riassorbiti e partecipare al ciclo di formazione stellare e planetaria.
L’analisi dello spettro luminoso ha permesso di individuare la presenza di carbonio nel CGM delle galassie in esame, con una stima di una massa minima di circa 3 milioni di volte quella del Sole.
Sebbene fosse noto che il CGM contenesse altri materiali come l’ossigeno ionizzato, questa è la prima osservazione di elementi più freddi come il carbonio coinvolti nei movimenti di questo vasto serbatoio intergalattico.
Non tutte le galassie ospitano questi meccanismi di trasporto di elementi, con le galassie attivamente impegnate nella formazione stellare che sembrano accumulare più carbonio rispetto a quelle passive.
Questo dato si allinea con le osservazioni precedenti che evidenziavano una maggiore presenza di ossigeno nel CGM delle galassie in formazione stellare.
Garza sottolinea che il mezzo circumgalattico funge da serbatoio gigantesco sia per il carbonio che per l’ossigeno, suggerendo che questi materiali possano poi ricadere all’interno della galassia per continuare il processo di riciclaggio.
La nostra Via Lattea, ancora attiva nella formazione stellare, potrebbe aver ospitato almeno una volta questo flusso intergalattico di carbonio e ossigeno.
Lo studio di questi cicli galattici potrebbe fornire preziose informazioni sulla formazione e l’evoluzione delle galassie, nonché sulle conseguenze delle fusioni galattiche, un destino che potrebbe attendere anche la nostra galassia.
In conclusione, le parole di Carl Sagan assumono un significato ancora più profondo: la materia stellare che ci compone ha compiuto un incredibile viaggio intergalattico prima di tornare a casa e dar vita alla Terra, alle piante e a noi stessi.
Questa affascinante ricerca è stata pubblicata su The Astrophysical Journal Letters.
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