Come festeggiavano il nuovo anno gli antichi egizi?

Un viaggio nel passato ci svela come gli antichi egizi celebravano il Capodanno con rituali sacri, doni e festeggiamenti legati al ciclo del Nilo e alle divinità.

Le celebrazioni moderne del Capodanno, che includono l’usanza di saltare le onde, indossare abiti bianchi, accendere fuochi d’artificio e brindare con un bicchiere di champagne, sono ormai universalmente riconosciute. Tuttavia, le tradizioni legate a questa festività risalgono a tempi molto più antichi e si differenziavano notevolmente in base alla cultura di appartenenza. In particolare, l’Antico Egitto ci offre uno spunto affascinante per riflettere su come le celebrazioni del nuovo anno, pur avendo scopi simili, venivano vissute in modo unico e ricco di rituali.

Wepet Renpet: il capodanno egiziano

Nel cuore dell’antico Egitto, la festività del Capodanno era conosciuta come Wepet Renpet, un termine che si traduce liberamente come “l’apertura dell’anno”. Questo evento, celebrato con grande solennità, si svolgeva attorno alle maestose piramidi di Giza e vedeva la partecipazione di numerosi egiziani intenti a onorare le divinità e la natura, con pratiche che mescolavano il sacro e il profano.

Una delle tradizioni più significative era quella di portare le statue delle divinità protettrici fuori dai templi, esponendole alla luce del sole per “rigenerarle”, come sancito dalle credenze religiose egiziane. Queste statue venivano simbolicamente rinnovate alla luce del giorno, in un atto che evocava il rinnovamento ciclico della vita stessa, riflesso anche nel ciclo naturale delle stagioni.

Un capodanno flessibile

A differenza della nostra data fissa del 31 dicembre, il Capodanno egiziano non si celebrava sempre lo stesso giorno, ma variava a seconda dell’anno e della posizione del calendario. Addirittura, in alcuni periodi storici, potevano esserci fino a tre celebrazioni del nuovo anno in un singolo anno. Il calendario egiziano, che si basava su un ciclo di 365 giorni, non includeva l’anno bisestile, il che causava una leggera variazione delle date di celebrazione, in relazione al ciclo agricolo e alle stagioni climatiche.

Il calendario egiziano e la simbolica del Nilo

Il Wepet Renpet si celebrava in particolare vicino al solstizio d’estate, attorno al 21 giugno, che segnava un periodo di grande importanza per l’Egitto. Infatti, la coincidenza di questa data con l’inizio delle inondazioni del Nilo, che irriga le terre fertili, dava vita a un connubio tra la rinascita della natura e quella spirituale. Il popolo egiziano festeggiava l’inizio del nuovo anno non solo come un momento di rinnovamento, ma anche come un atto simbolico di benedizione per i raccolti futuri, che dipendevano strettamente dalle acque del fiume sacro.

Nel periodo del Medio Regno (2030 – 1640 a.C.), la festività si spostò, in alcuni periodi, a coincidere con il solstizio d’inverno, tra fine dicembre e inizio gennaio, periodo che segnava anche la rinascita del giorno più lungo, un altro simbolo di speranza e di rinnovamento.

Il capodanno sotto l’Impero Romano

Con la conquista dell’Egitto da parte dei Romani, la celebrazione di Wepet Renpet si adattò alle usanze dell’Impero. Una testimonianza interessante si trova nel tempio di Kenubis (oggi Esna), a sud di Luxor, dove un calendario inciso su una parete documenta ben tre feste di Capodanno nell’arco di un anno. Queste feste si celebravano il primo giorno dell’anno, il compleanno dell’imperatore romano e il giorno in cui la stella Sirio sorgeva all’orizzonte, un evento di grande rilevanza per la mitologia egiziana.

Le raffigurazioni di questi eventi mitologici sono spesso visibili nei dipinti dei templi, e l’immagine della stella Sirio risalta come simbolo di fertilità, rinnovamento e prosperità.

La tradizione dei doni: vasi e auguri

Anche gli scambi di doni, che oggi associamo al periodo natalizio, erano parte integrante delle celebrazioni egizie. Un esempio tangibile di questo usanza è il vaso di Capodanno, un piccolo contenitore, solitamente in ceramica bianca, destinato a contenere oli profumati anziché bevande. Questi vasi, noti come vasi ladoidi, venivano decorati con iscrizioni augurali che auguravano un buon anno. Alcuni di essi sono stati ritrovati con dediche indirizzate ai sacerdoti, come nel caso di un vaso destinato a un sacerdote di nome Amenhotep, su cui si leggeva un messaggio di prosperità per il nuovo anno.

Le celebrazioni del Capodanno nell’Antico Egitto, pur riflettendo un certo senso di continuità con le tradizioni moderne, si distinguevano per la loro connessione profonda con il ciclo della natura e la religione. La festa, infatti, non solo segnavano l’inizio di un nuovo anno, ma erano anche una celebrazione di vita, di rinnovamento e di speranza. Festeggiando accanto alle imponenti piramidi di Giza, gli egiziani di un tempo si preparavano a un nuovo ciclo, proprio come facciamo noi oggi, in un perpetuo gioco di tradizioni che attraversano i secoli.

Credit foto: MEUM MARE

Fonte: https://www.jstor.org/stable/40000290