Gli archeologi hanno recentemente scoperto una pratica di sacrificio rituale unica, mai documentata precedentemente, che coinvolgeva membri stretti delle famiglie élite di una cultura preispanica, i Moche, che fiorirono lungo la costa settentrionale del Perù tra il IV e il X secolo. Questa scoperta è stata pubblicata sulla rivista PNAS e riguarda un’analisi di sepolture scoperte nel tempio Huaca Cao Viejo, nel complesso archeologico di El Brujo, nella valle di Chicama, nel Perù settentrionale.
Il team di ricercatori ha studiato le sepolture di sei individui trovati nel 2005, che appartenevano probabilmente all’élite della cultura Moche, sepolti insieme in quattro tombe risalenti circa all’anno 500 d.C. Tre delle tombe contenevano un uomo adulto insieme ad alcuni corredi funerari, e una di queste ospitava anche il corpo di un giovane, la cui morte per strangolamento è stata indicata da una corda trovata attorno al collo. Questa modalità di morte corrisponde a una forma di sacrificio umano ben documentata nella cultura Moche. La quarta tomba conteneva invece i resti di una donna adulta, identificata come la “Señora de Cao”, una figura di alto rango. Accanto ai suoi resti sono stati trovati numerosi oggetti di valore, come corone d’oro, mazze cerimoniali e ornamenti per il naso, che sottolineano la sua posizione sociale elevata.
Oltre alla “Señora de Cao”, anche una giovane femmina fu sacrificata e sepolta con lei, con una corda attorno al collo, suggerendo che fosse parte della stessa cerimonia rituale. Gli oggetti e il trattamento della sepoltura indicano che la “Señora de Cao” fosse una figura di altissimo rango, rappresentando la sepoltura più ricca e meglio conservata tra quelle ritrovate nel Perù. Il contesto di questa tomba suggerisce che la pratica di seppellire le élite Moche con membri della propria famiglia fosse una consuetudine legata al mantenimento dell’autorità e della stabilità sociale.
L’analisi genetica degli individui sepolti ha rivelato che erano strettamente imparentati tra loro, con un albero genealogico che abbracciava almeno quattro generazioni. In particolare, si è scoperto che la giovane sacrificata con la “Señora de Cao” era probabilmente sua nipote, mentre altri membri della famiglia, tra cui almeno uno dei fratelli della donna e un nonno, erano sepolti nelle tombe vicine. In una delle tombe, uno dei fratelli era accompagnato dal figlio, che era anch’esso stato sacrificato.
I dati isotopici hanno rivelato che la maggior parte degli individui aveva una dieta ricca di mais e proteine animali marine, indicando che probabilmente trascorrevano la propria infanzia nella valle di Chicama o nelle aree circostanti. Tuttavia, la giovane sacrificata accanto alla “Señora de Cao” mostrava segni di una dieta e di un’origine geografica diverse, suggerendo che fosse cresciuta lontano dalla sua famiglia.
Queste scoperte offrono nuove informazioni sull’organizzazione sociale dei Moche, sulle loro pratiche funerarie e sul ruolo cruciale della parentela nel consolidare e trasmettere potere e autorità tra le élite. Inoltre, il sacrificio rituale di membri della famiglia per accompagnare le figure di alto rango nella morte sembra rafforzare i legami familiari, collegando i defunti sia agli antenati che al divino. Questo tipo di sacrificio familiare, che coinvolge persone strettamente imparentate, non era mai stato documentato prima nella cultura Moche, sebbene pratiche di sacrificio umano e anche eventi sacrificali di massa siano stati ampiamente studiati in contesti diversi, come nel periodo Inca, ma in epoche e luoghi distinti.
In sintesi, questo studio suggerisce che i Moche non solo praticavano sacrifici rituali per rafforzare il loro potere politico e religioso, ma che la parentela e il sacrificio di membri della famiglia erano parte integrante della loro struttura sociale e delle loro credenze religiose, dimostrando quanto fosse centrale la famiglia nell’affermare il potere tra le élite della cultura Moche.
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