Un team di ricercatori del CRCHUM ha fatto una scoperta rivoluzionaria nel campo dell’obesità e dei disturbi metabolici. Attraverso uno studio condotto su topi, è emerso che mirare all’enzima ABHD6 in specifiche regioni cerebrali può ridurre l’obesità senza generare ansia o depressione. Questo risultato potrebbe aprire la strada a nuove terapie per combattere queste patologie.
Gli endocannabinoidi nel controllo dell’obesità
Gli endocannabinoidi presenti nel cervello svolgono un ruolo fondamentale nel controllo dell’assunzione alimentare e della spesa energetica. I ricercatori del CRCHUM hanno evidenziato che intervenire su queste molecole potrebbe rappresentare una strategia innovativa per contrastare l’obesità.
La ricerca della dottoressa Stephanie Fulton
La dottoressa Stephanie Fulton, insieme al suo team, ha dedicato anni allo studio dei meccanismi che regolano il comportamento alimentare, l’attività fisica e l’interazione tra il metabolismo e l’umore nel sistema nervoso umano. La loro ultima ricerca, pubblicata su Nature Communications, ha approfondito questa conoscenza.
Il ruolo dell’enzima ABHD6 nel controllo del peso corporeo
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno dimostrato che i neuroni presenti nel nucleo accumbens, una regione cerebrale ricca di endocannabinoidi, giocano un ruolo cruciale nel controllo del peso corporeo nei topi. In particolare, l’enzima ABHD6 degrada una molecola endocannabinoidica chiave chiamata 2-arachidonoylglicerolo (2-AG).
- Un dato interessante emerso dalla ricerca è che l’inibizione dell’ABHD6 nel nucleo accumbens ha portato a una diminuzione dell’interesse per il cibo e a un aumento dell’attività fisica nei topi, che hanno preferito trascorrere più tempo su una ruota per correre piuttosto che diventare obesi e letargici come il gruppo di controllo.
Inoltre, l’iniezione di un inibitore mirato dell’ABHD6 nei cervelli dei topi ha completamente protetto gli animali dall’aumento di peso e dall’obesità. Questo dimostra l’importanza di mirare a specifiche vie neuronali nel cervello per controllare il peso corporeo.
Effetti dell’inibizione dell’ABHD6 su scala cerebrale
Un aspetto interessante emerso dalla ricerca è che l’inibizione dell’ABHD6 può avere effetti opposti a seconda dell’area del cervello coinvolta. Ad esempio, studi precedenti hanno mostrato che bloccare l’ABHD6 in certi neuroni ipotalamici rendeva i topi resistenti alla perdita di peso.
- Tuttavia, nel contesto dello studio attuale, l’inibizione dell’ABHD6 su scala cerebrale ha portato a una diminuzione dell’aumento di peso in una dieta ad alto contenuto di grassi. Inoltre, i topi in cui il gene che codifica l’ABHD6 è stato inibito non hanno mostrato segni di ansia o comportamenti depressivi.
Implicazioni per lo sviluppo di terapie contro l’obesità
Questo è un dato significativo, considerando che farmaci come il Rimonabant, che miravano ai recettori dei cannabinoidi nel sistema nervoso centrale, sono stati ritirati dal mercato a causa dei forti effetti collaterali, tra cui depressione e tendenze suicide.
Il lavoro del team di Fulton potrebbe aprire nuove prospettive per lo sviluppo di terapie contro l’obesità e i disturbi metabolici come il diabete di tipo 2. Tuttavia, resta da vedere se i meccanismi identificati nei topi saranno replicabili negli esseri umani.
Conclusioni sulla ricerca
In conclusione, questa ricerca rappresenta un importante passo avanti nel campo della fisiologia e della neuroscienza, offrendo nuove prospettive per affrontare le sfide legate all’obesità e ai disturbi metabolici.
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