Un importante studio condotto dai ricercatori dell’UCLA ha individuato il fattore di crescita placentare (PlGF) come potenziale biomarcatore nel sangue per la precoce individuazione di compromissione cognitiva e demenza. Elevati livelli di PlGF sono stati associati a un aumento della permeabilità vascolare, suggerendo il suo ruolo nello sviluppo della malattia dei piccoli vasi cerebrali. Questa scoperta potrebbe aprire la strada a un’identificazione e un intervento più tempestivi per individui a rischio rispetto alle attuali metodologie diagnostiche basate su MRI.
Solitamente, per monitorare i cambiamenti nei vasi sanguigni cerebrali legati alla compromissione cognitiva e alla demenza, ricercatori e clinici si affidano a scansioni MRI. Tuttavia, uno studio multicentrico condotto dall’UCLA ha suggerito che un semplice test del sangue potrebbe individuare cambiamenti precoci, consentendo potenzialmente di identificare pazienti a rischio in modo più tempestivo e a minor costo.
La malattia dei piccoli vasi cerebrali (CSVD) è sempre più riconosciuta come un fattore chiave nei processi che portano al declino cognitivo e alla demenza. Le cellule disfunzionali che rivestono i vasi sanguigni cerebrali permettono il passaggio di fluidi e molecole infiammatorie nel tessuto cerebrale, contribuendo alla CSVD. Di solito, la CSVD viene diagnosticata tramite costose MRI cerebrali, dove le lesioni cerebrali vascolari appaiono come punti luminosi nelle sequenze cliniche MRI, chiamate iperintensità della sostanza bianca (WMH). Tuttavia, i WMH e altri cambiamenti strutturali sono considerati marcatori tardivi di lesioni cerebrali vascolari.
I ricercatori hanno esaminato i livelli plasmatici di PlGF, la presenza di acqua libera della sostanza bianca (FW) nelle MRI, le iperintensità della sostanza bianca e i punteggi degli esami cognitivi per valutare possibili associazioni. I risultati hanno confermato che un elevato PlGF aumenta la permeabilità vascolare, portando all’accumulo di fluido nella sostanza bianca del cervello, allo sviluppo di iperintensità della sostanza bianca e al successivo deterioramento cognitivo.
Lo studio è stato condotto da ricercatori coinvolti in MarkVCID, un consorzio multisito che si propone di convalidare biomarcatori candidati per la CSVD. I partecipanti allo studio avevano 55 anni o più e avevano sottoposto a MRI cerebrale e test del sangue per i livelli di PlGF.
Gli autori hanno sottolineato l’importanza di ulteriori studi longitudinali per comprendere meglio le relazioni tra PlGF, FW, WMH e cognizione. L’obiettivo futuro potrebbe essere l’utilizzo del PlGF per lo screening nelle popolazioni più giovani, al fine di prevenire o invertire gli effetti dannosi delle lesioni vascolari prima che si manifesti la disfunzione cognitiva. Il gruppo di ricerca è attualmente impegnato nel reclutamento di pazienti per futuri studi.
Questo studio è stato pubblicato su Alzheimer’s & Dementia e finanziato dai National Institutes of Health.