Un recente studio ha messo in guardia sul possibile effetto accelerante sull’invecchiamento biologico derivante dal consumo eccessivo di cibi ultra-processati. Questi alimenti hanno attirato sempre più l’attenzione dei media negli ultimi tempi, essendo una presenza costante nella dieta di molte persone.
La definizione di cibi ultra-processati può risultare sfuggente, ma in generale si tratta di prodotti che utilizzano formulazioni industriali contenenti additivi e ingredienti non comuni nella cucina casalinga, a differenza dei cibi integrali. Tra i prodotti inclusi in questa categoria troviamo:
- patatine
- bevande gassate
- noodle istantanei
- gelati
- cioccolato
- biscotti
- pasti pronti
- hamburger
- barrette energetiche
- salsicce
- nuggets di pollo e pesce
Inoltre, secondo BBC Good Food, anche cibi come cereali, yogurt alla frutta, pane prodotto in massa e alternative di carne vegana possono essere considerati ultra-processati.
La popolarità di questi cibi è dovuta alla loro praticità, alla lunga conservazione e al loro sapore accattivante. Tuttavia, questa comodità e piacevolezza hanno un costo, che si riflette nel nostro invecchiamento biologico. L’età biologica rappresenta il deterioramento e la perdita di funzionalità delle cellule nel tempo, a differenza dell’età cronologica che indica semplicemente da quanto tempo siamo vivi.
Questa misurazione è stata introdotta relativamente di recente, nel 2013, con lo sviluppo dell’orologio epigenetico da parte del genetista Steve Horvath, che misura i livelli di metilazione del DNA, un processo che influenza il funzionamento dei geni. L’età biologica può essere influenzata da diversi fattori, tra cui la dieta, la genetica, lo stile di vita e l’ambiente circostante.
Un nuovo studio condotto su 16.055 partecipanti negli Stati Uniti ha evidenziato un’associazione significativa tra il consumo di cibi ultra-processati e un invecchiamento biologico accelerato. Ogni aumento del 10 percento nel consumo di tali alimenti sembrava corrispondere a un allargamento di circa 2,4 mesi tra l’età biologica e quella cronologica.
Coloro che consumavano diete ricche di cibi ultra-processati erano biologicamente più vecchi di 0,86 anni rispetto a coloro che ne assumevano meno. Questi risultati sottolineano l’importanza di privilegiare cibi non processati e minimamente processati il più possibile per preservare la salute e rallentare l’invecchiamento biologico.
L’effetto negativo dei cibi ultra-processati sull’invecchiamento biologico è stato confermato anche da studi precedenti che hanno evidenziato correlazioni con diversi indicatori di invecchiamento, come la lunghezza dei telomeri, la fragilità, il declino cognitivo e la demenza. Ridurre il consumo di cibi ultra-processati potrebbe quindi rappresentare una strategia efficace per promuovere un invecchiamento più sano.
Questi risultati, sebbene basati su partecipanti americani, sono rilevanti anche per altri paesi con un alto consumo di cibi ultra-processati, come l’Australia e il Regno Unito. In definitiva, limitare l’assunzione di cibi ultra-processati potrebbe contribuire a rallentare il processo di invecchiamento biologico, offrendo un’ulteriore motivazione per adottare una dieta più sana e equilibrata.
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