Le preferenze alimentari e il consumo di saccarosio sono influenzati dalle variazioni genetiche nel gene SI, aprendo la strada a possibili terapie mirate per migliorare la salute metabolica. Lo studio condotto dal Dr. Peter Aldiss, leader di un gruppo presso la Scuola di Medicina dell’Università di Nottingham, insieme alla Professoressa Associata Mette K Andersen del Novo Nordisk Foundation Centre for Basic Metabolic Research a Copenaghen e al Professore Mauro D’Amato del CIC bioGUNE in Spagna e dell’Università LUM in Italia, ha coinvolto anche scienziati internazionali provenienti da diverse parti del mondo come parte del ‘Gruppo di lavoro su Saccarasi-isomaltasi’.
Il Dr. Aldiss ha sottolineato l’importanza di comprendere il ruolo dell’eccesso di zucchero nella salute, evidenziando che in Regno Unito una percentuale significativa della popolazione consuma una quantità considerevole di zuccheri liberi, come il saccarosio, con conseguenze negative sull’obesità e sul diabete di tipo 2. Inoltre, difetti genetici nella digestione del saccarosio sono stati associati alla sindrome dell’intestino irritabile, un disturbo comune che colpisce una parte significativa della popolazione.
Lo studio ha dimostrato che i topi privi del gene SI hanno mostrato una riduzione significativa nel consumo e nella preferenza per il saccarosio, risultato confermato anche in studi condotti su migliaia di individui in Groenlandia e nel BioBank del Regno Unito. L’approccio nutrigenetico adottato dal team ha permesso di comprendere come le variazioni genetiche nel gene SI influenzino il consumo e la preferenza per il saccarosio negli esseri umani.
I risultati hanno rivelato che individui con difetti genetici completi nella digestione del saccarosio consumavano meno cibi ricchi di saccarosio, mentre coloro con un gene SI parzialmente funzionale gradivano meno i cibi zuccherati. Queste scoperte suggeriscono che la variazione genetica nella capacità di digerire il saccarosio può influenzare il consumo e la preferenza per cibi ricchi di zucchero, aprendo la strada a possibili interventi mirati per ridurre l’assunzione di saccarosio a livello di popolazione.
Il Dr. Aldiss ha evidenziato che comprendere come i difetti nel gene SI influenzino il consumo e la preferenza per il saccarosio potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per ridurre l’assunzione di zucchero su larga scala, migliorando così la salute metabolica e digestiva della popolazione.
Il lavoro di ricerca, intitolato “La disfunzione della saccarasi-isomaltasi riduce il consumo di saccarosio nei topi e negli esseri umani”, condotto da Peter Aldiss, Leire Torices, Stina Ramne, Marit Eika Jørgensen, Mauro D’Amato e Mette K. Andersen, è stato pubblicato su Gastroenterologia il 13 novembre 2024, offrendo importanti spunti per futuri sviluppi nel campo della nutrigenetica e della salute metabolica.
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