Una svolta significativa nel trattamento degli attacchi di asma e BPCO è stata raggiunta con l’introduzione di una nuova iniezione chiamata benralizumab, che ha dimostrato di superare i tradizionali steroidi. Questo nuovo approccio terapeutico non solo riduce i fallimenti nel trattamento, ma migliora anche la qualità della vita dei pazienti affetti da queste patologie respiratorie. Dopo decenni di opzioni terapeutiche stagnanti, questa scoperta potrebbe rivoluzionare il modo in cui milioni di persone affrontano l’asma e la BPCO in tutto il mondo.
Le esacerbazioni dell’asma e della BPCO, che possono essere letali, rappresentano una sfida significativa per i pazienti affetti da queste condizioni respiratorie. Ogni giorno nel Regno Unito, numerose persone perdono la vita a causa di attacchi d’asma e riacutizzazioni della BPCO. Entrambe le condizioni sono diffuse, con un attacco d’asma che si verifica ogni 10 secondi nel Regno Unito. Queste patologie comportano anche un costo economico considerevole per il sistema sanitario nazionale britannico, ammontando a £5,9 miliardi all’anno.
Il nuovo farmaco, benralizumab, mira a trattare un particolare tipo di sintomo chiamato “esacerbazioni eosinofiliche”, che sono caratterizzate da sintomi come sibilo, tosse e senso di oppressione al petto causati dall’infiammazione dovuta a elevate quantità di eosinofili, un tipo di globuli bianchi. Queste esacerbazioni rappresentano una parte significativa delle riacutizzazioni della BPCO e degli attacchi d’asma, e possono peggiorare con il progredire della malattia, portando a danni polmonari irreversibili in alcuni casi.
Attualmente, i trattamenti disponibili per le esacerbazioni di asma e BPCO si basano principalmente sull’uso di steroidi, come la prednisolone, che possono ridurre l’infiammazione polmonare ma presentano gravi effetti collaterali come il diabete e l’osteoporosi. Tuttavia, molti pazienti non rispondono adeguatamente a questi trattamenti e possono necessitare di cure ripetute, ricoveri ospedalieri o addirittura rischiare la vita entro 90 giorni.
Lo studio clinico di fase due ABRA, condotto da ricercatori del King’s College di Londra e sponsorizzato dall’Università di Oxford, ha dimostrato che il benralizumab, un anticorpo monoclonale già impiegato nel trattamento dell’asma grave, può essere efficace nel ridurre la necessità di ulteriori trattamenti e ricoveri ospedalieri se somministrato durante un’esacerbazione. Questo farmaco agisce mirando specificamente agli eosinofili per ridurre l’infiammazione polmonare.
Lo studio ABRA ha coinvolto tre gruppi di pazienti a rischio di attacchi d’asma o BPCO, confrontando l’efficacia del benralizumab con la terapia standard a base di prednisolone. I risultati hanno dimostrato che il benralizumab ha portato a un miglioramento significativo dei sintomi respiratori e ha ridotto il numero di pazienti che non rispondevano al trattamento rispetto alla terapia con prednisolone. Inoltre, il benralizumab ha prolungato il tempo prima del fallimento del trattamento, riducendo il numero di visite mediche e ricoveri ospedalieri.
Il professor Mona Bafadhel del King’s College di Londra, principale investigatore dello studio, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta, definendola un potenziale punto di svolta per i pazienti affetti da asma e BPCO. Il benralizumab, già noto per la sua efficacia nel trattare l’asma grave, potrebbe rappresentare una nuova strategia terapeutica mirata per affrontare le esacerbazioni di queste patologie respiratorie, offrendo un approccio più efficace rispetto ai tradizionali steroidi.
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