Il concetto di distanziamento sociale potrebbe avere origini molto antiche, risalenti a circa 6.000 anni fa, come dimostrano recenti ricerche condotte dal Professor Alex Bentley dell’Università del Tennessee. Queste ricerche hanno evidenziato come i villaggi neolitici come Nebelivka utilizzassero disposizioni raggruppate per controllare la diffusione delle malattie.
La diffusione del concetto di “distanziamento sociale” è diventata sempre più rilevante negli ultimi anni, soprattutto a causa della pandemia di COVID che ha spinto le persone in tutto il mondo ad adattare il loro comportamento. Tuttavia, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Journal of The Royal Society Interface, il concetto di mantenere una distanza fisica organizzata potrebbe risalire a migliaia di anni fa.
Il Professor Bentley, insieme al coautore Simon Carrignon, ha esaminato l’antico DNA per scoprire che malattie come salmonella, tubercolosi e peste sono emerse in Europa e Asia centrale durante l’era neolitica, il periodo dei primi villaggi agricoli. Questo ha portato alla domanda se i villaggi neolitici praticassero il distanziamento sociale per contrastare la diffusione di queste malattie.
Con il loro background di scienziati sociali computazionali, Bentley e Carrignon hanno unito le loro competenze per studiare i comportamenti adattivi antichi e la diffusione delle malattie nel mondo moderno. Concentrandosi sui “mega-insediamenti” dell’antica cultura di Trypillia nella regione del Mar Nero, circa 4.000 a.C., hanno esaminato come i confini dello spazio personale fossero parte integrante della pianificazione della salute pubblica.
Attraverso la modellazione al computer, hanno esaminato l’insediamento di Nebelivka in Ucraina, dove le case di legno erano disposte in schemi concentrici e raggruppate in quartieri. Questa disposizione raggruppata, nota agli epidemiologi come efficace nel contenere focolai di malattie, potrebbe aver protetto i residenti dalle malattie emergenti dell’epoca.
Il team ha simulato la diffusione di malattie trasmesse attraverso il cibo, come la salmonella antica, nel dettagliato scenario di Nebelivka. Collaborando con archeologi e esperti di evoluzione culturale, hanno eseguito milioni di simulazioni per testare gli effetti di diversi parametri di malattia possibili.
I risultati hanno mostrato che il raggruppamento delle case a forma di spicchio a Nebelivka avrebbe limitato la diffusione delle malattie trasmesse attraverso il cibo. Questo potrebbe spiegare anche il motivo per cui i residenti bruciavano regolarmente le loro case di legno per sostituirle con nuove, un’azione che potrebbe essere stata volta a combattere le malattie emergenti.
Questo approccio innovativo potrebbe essere applicato anche a situazioni contemporanee e future con dati limitati sulle malattie, come nel caso dell’epidemia di Covid all’inizio del 2020. Utilizzando la “Approssimazione della Computazione Bayesiana”, è possibile testare diversi modelli rispetto ai dati attuali sulle malattie per comprendere meglio la diffusione e adottare strategie preventive efficaci.
Il mix di soluzioni antiche e applicazioni moderne proposto dal team di ricerca dimostra un approccio innovativo per migliorare la vita dei cittadini non solo in Tennessee ma anche oltre i confini statali. Questo studio, pubblicato sulla rivista Journal of the Royal Society Interface, offre nuove prospettive sulla relazione tra distanziamento sociale e diffusione delle malattie nei villaggi neolitici.
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