Claudia Steffensen ha scoperto un ecosistema antico di 280 milioni di anni mentre faceva un’escursione sulle Alpi italiane, nel Parco delle Orobie Valtellinesi. Durante la passeggiata, ha notato impronte su una roccia, che gli scienziati hanno poi identificato come appartenenti a un rettile preistorico. Il sito ha rivelato un intero ecosistema risalente al periodo Permiano, con impronte di rettili, anfibi, insetti, artropodi, semi, foglie e addirittura impronte di gocce di pioggia. Le impronte sono ben conservate grazie alla sabbia e al fango che un tempo ricoprivano l’area, preservando anche dettagli come segni di artigli.
Questo ecosistema, situato a 3.000 metri di altezza, risale a un periodo caratterizzato da un rapido riscaldamento climatico e culminato nell’estinzione di massa del “Grande Moria”. Sebbene i dinosauri non esistessero ancora, alcune specie di rettili che hanno lasciato queste impronte raggiungevano dimensioni simili a quelle dei moderni draghi di Komodo. I fossili offrono uno spunto per riflettere sul riscaldamento globale attuale, simile a quello che ha segnato quel periodo geologico, con un monito sui rischi per il nostro mondo. Molte di queste impronte sarebbero rimaste nascoste senza il cambiamento climatico che sta riducendo il ghiaccio e la neve nelle Alpi.