Scoperto inquietante legame tra i pesticidi e il cancro alla prostata

L'esposizione ai pesticidi: un possibile fattore di rischio per il cancro alla prostata, con implicazioni per la prevenzione e la diagnosi precoce.

Uno studio recente ha messo in luce un legame preoccupante tra l’esposizione a determinati pesticidi e un aumentato rischio di sviluppare il cancro alla prostata negli Stati Uniti. La ricerca, pubblicata il 4 novembre su Cancer, ha identificato quasi due dozzine di pesticidi che potrebbero essere associati a un maggiore rischio di questa forma di tumore, con alcuni di essi collegati anche a decessi causati da cancro alla prostata.

Sebbene lo studio non possa stabilire con certezza che questi pesticidi siano la causa diretta del cancro, i ricercatori, tra cui l’urologo John Leppert della Stanford University School of Medicine, hanno sottolineato che i risultati indicano una potenziale correlazione da approfondire. “Questo studio rappresenta un passo importante nell’identificare i pesticidi che potrebbero contribuire al rischio di cancro alla prostata, un campo che merita ulteriori indagini“, ha dichiarato Leppert. L’obiettivo è restringere il campo delle sostanze da studiare più a fondo per chiarire il loro impatto sulla salute umana.

Un mistero da risolvere

Nonostante il cancro alla prostata sia il secondo tumore più comune negli Stati Uniti, gli esperti non hanno ancora risposte definitive su tutti i fattori che ne influenzano l’insorgenza. Sebbene si sappia che il rischio di sviluppare questa malattia varia in base alla zona geografica, resta un mistero il motivo di queste disparità. “Non abbiamo ancora spiegazioni chiare per questa variazione geografica”, afferma Leppert, indicando che esistono molteplici fattori coinvolti, tra cui quelli ambientali come l’esposizione ai pesticidi.

In passato, gli studi sul legame tra pesticidi e cancro alla prostata sono stati limitati, concentrandosi su singole sostanze o piccole aree geografiche. Per affrontare questa lacuna, i ricercatori hanno esaminato i dati sull’incidenza del cancro alla prostata in relazione all’uso di quasi 300 pesticidi in oltre 3.100 contee degli Stati Uniti. I risultati sono sorprendenti: le contee con l’uso più elevato di 22 pesticidi hanno registrato una maggiore incidenza di cancro alla prostata e, in alcuni casi, anche un numero più alto di decessi legati a questa malattia, diversi anni dopo l’uso di questi prodotti.

Una visione a lungo termine

Lo studio si è concentrato su due periodi distinti: il primo tra il 1997 e il 2001, con l’analisi dei casi di cancro dal 2011 al 2015, e il secondo tra il 2002 e il 2006, con l’analisi degli esiti dal 2016 al 2020. Questo lungo ritardo tra l’esposizione ai pesticidi e l’emergere del cancro è dovuto alla natura lenta del tumore alla prostata, che può impiegare anni o decenni a svilupparsi. Tra i pesticidi esaminati, il 2,4-D, un erbicida comune, è emerso come uno dei principali responsabili di un aumento del rischio di cancro alla prostata.

Un’opportunità per la prevenzione

Leppert, che ha contribuito a questo studio, sottolinea l’importanza di una maggiore consapevolezza riguardo agli impatti ambientali sulla salute. “Spero che, con una comprensione più approfondita delle esposizioni ambientali, i medici possano migliorare le diagnosi e la prevenzione del cancro alla prostata, e, se necessario, trattarlo in modo più efficace“, afferma. Con queste nuove informazioni, l’obiettivo è non solo individuare meglio i rischi, ma anche potenziare le strategie di prevenzione e diagnosi precoce, per affrontare una malattia che colpisce milioni di uomini nel mondo.

In conclusione, sebbene non sia ancora chiaro come i pesticidi contribuiscano al cancro alla prostata, questo studio apre nuove strade per la ricerca e per l’approfondimento di un legame che potrebbe rivelarsi cruciale per la salute pubblica.

Fonte:

https://acsjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/cncr.35572

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