La scienza spesso si trova coinvolta nella scoperta e nella perdita di specie, ma è raro rendersi conto che un animale creduto perduto viene effettivamente fotografato costantemente. È il caso del verme marino Haplosyllis anthogorgicola, immortalato nelle foto di cavallucci marini pigmei con una frequenza del 75% in uno studio recente.
I cavallucci marini pigmei sono creature adorabili, minuscole e estremamente fotogeniche, motivo per cui i cittadini scienziati li hanno fotografati in varie zone del centro Indo-Pacifico. Ciò che ha sorpreso gli autori dello studio è stato scoprire, analizzando attentamente le foto, la presenza di un verme che si nascondeva in bella vista e che non veniva ufficialmente registrato dal lontano 1956.
Nel loro articolo intitolato “Il cavalluccio marino troiano: le foto della scienza dei cittadini rivelano un verme polichete trascurato”, gli autori documentano come siano riusciti a individuare il verme nascosto nelle tane sui coralli gorgonie, che sono un habitat preferito anche dai cavallucci marini pigmei.
Attraverso un’analisi dettagliata di un vasto portfolio di foto su iNaturalist, i ricercatori hanno potuto confermare che il verme, nonostante non fosse stato registrato per decenni, è diffuso in diverse aree. Le fotografie hanno rivelato che il carismatico cavalluccio marino portava con sé informazioni preziose sullo stile di vita di questo verme trascurato e unico.
La ragione per cui questi vermi sono rimasti inosservati per così tanto tempo è probabilmente legata al loro habitat, situato tra i 15 e i 40 metri di profondità, dove le condizioni sono spesso turbolente. Riuscire a individuare un verme così piccolo in queste condizioni è una sfida, ma le fotografie offrono l’opportunità di esaminare i dettagli con calma una volta tornati a terra, in un ambiente più stabile e confortevole.
Le foto che hanno svelato il nascondiglio del verme H. anthogorgicola sono disponibili sul sito dal 2012 e rappresentano tre quarti di tutte le immagini di cavallucci marini pigmei analizzate nello studio. Questa interessante scoperta è stata pubblicata sulla rivista Proceedings Of The Royal Society B.
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