La diffusione e gli investimenti nei programmi di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, Midjourney e altre tecnologie basate su modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), hanno conosciuto una crescita esponenziale negli ultimi anni. Questo trend ha portato con sé una serie di vantaggi e svantaggi, ma tra l’ansia esistenziale e i livelli preoccupanti di disinformazione, emerge una questione pratica spesso trascurata: il destino dei rifiuti elettronici generati da queste tecnologie.
Secondo Asaf Tzachor, ricercatore di sostenibilità e clima presso l’Università Reichman in Israele, intervistato da DW, i rifiuti elettronici generati dall’intelligenza artificiale generativa, in particolare dai grandi modelli linguistici, potrebbero aumentare drasticamente. Si stima che entro il 2030 potrebbero raggiungere fino a 2,5 milioni di tonnellate all’anno se non vengono adottate misure di riduzione dei rifiuti.
Tzachor, coautore di uno studio sulle potenziali conseguenze dei rifiuti elettronici derivanti dal rapido sviluppo della tecnologia di intelligenza artificiale generativa, insieme ai suoi colleghi, ha scoperto che la quantità di rifiuti elettronici provenienti dai server informatici di tali sistemi potrebbe arrivare fino a 5 milioni di tonnellate entro la fine del decennio. Questo valore rappresenterebbe circa 2.000 volte la quantità prodotta nel 2023.
Il problema dei rifiuti elettronici è già rilevante, come sottolineato dall’ONU. Nel 2022, sono stati generati 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, quantità sufficiente a riempire 1,55 milioni di camion da 40 tonnellate, formando una fila che circonderebbe l’equatore paraurti a paraurti.
La gestione dei rifiuti elettronici non solo potrebbe salvare vite umane, evitando l’esposizione a sostanze tossiche e all’inquinamento, ma rappresenta anche un’opportunità per recuperare minerali e risorse preziose. Lisa McLean, membro del gruppo consultivo ministeriale e CEO del gruppo di ricerca e advocacy Circular Australia, ha sottolineato che in una tonnellata di iPhone si trova più oro e argento che in una tonnellata di minerale estratto da miniere dedicate a questi metalli.
Con la previsione di una quantità enorme di rifiuti elettronici entro il 2030, equivalente a miliardi di dispositivi intelligenti, affrontare questo problema diventa una scelta imprescindibile. L’adozione di strategie di economia circolare potrebbe ridurre la generazione di rifiuti elettronici fino all’86%, come indicato dallo studio. Questo scenario ottimale potrebbe ridurre la quantità di rifiuti anche del 16%, dimostrando l’efficacia di tali interventi.
Saurabh Gupta, fondatore dell’organizzazione di sostenibilità Earth5R con sede in India, ha sottolineato che l’attuazione di strategie di economia circolare, supportate da politiche e implementate su vasta scala in diverse industrie e regioni, potrebbe ridurre significativamente il flusso di rifiuti elettronici.
La gestione dei rifiuti elettronici è una sfida globale, pertanto è essenziale concentrarsi sulla gestione transfrontaliera di tali rifiuti. Non esiste una soluzione miracolosa, ma Tzachor ha evidenziato alcune strategie per ridurre il diluvio futuro di rifiuti elettronici. Prolungare l’uso dell’hardware esistente e promuovere il riutilizzo e il ricondizionamento dei dispositivi e dei componenti sono azioni cruciali per affrontare questa problematica in modo sostenibile.
Il tempo per agire è adesso. Affrontare le sfide dei rifiuti elettronici derivanti dall’intelligenza artificiale è non solo una necessità, ma anche un’opportunità economica. Prima che la situazione sfugga al controllo, è fondamentale agire con determinazione e responsabilità.
Lo studio che ha analizzato queste tematiche è stato pubblicato sulla rivista Nature Computational Science.
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