L’uragano Helene ha colpito la costa del Golfo della Florida il 26 settembre, portando con sé morte e distruzione. Il percorso devastante dell’uragano è stato seguito attentamente da terra e dallo spazio, con l’Esperimento sulle Onde Atmosferiche (AWE) a bordo della Stazione Spaziale Internazionale che ha osservato l’uragano dall’alto. Durante il passaggio della ISS sopra l’uragano, l’AWE ha rilevato le agitazioni atmosferiche generate dalla tempesta, conosciute come onde gravitazionali.
Le onde gravitazionali non vanno confuse con le onde gravitazionali, che sono causate dalla vibrazione dello spazio-tempo e richiedono strumenti sofisticati per essere rilevate. Le onde gravitazionali, invece, si formano tra due fluidi o regioni atmosferiche con diverse proprietà, come le onde sulla superficie del mare.
L’uragano Helene ha influenzato non solo la superficie terrestre ma anche l’atmosfera, generando onde che si sono propagate fino a un’altitudine di quasi 90 chilometri, appena al di sotto del limite dello spazio. Queste onde circolari, simili agli anelli d’acqua che si diffondono da una goccia in uno stagno, sono state osservate muoversi verso ovest dalla costa nord-ovest della Florida, come spiegato da Ludger Scherliess, il principale investigatore dell’AWE presso l’Università dello Utah a Logan.
Sebbene le onde gravitazionali siano invisibili nell’atmosfera, i satelliti possono rilevarle in diversi modi. Ad esempio, i cambiamenti nella quantità di vapore acqueo possono indicare la presenza di queste onde. L’AWE si concentra sulla luminescenza atmosferica per misurare le onde nell’alta atmosfera, contribuendo a comprendere le interazioni tra il clima spaziale e gli strati atmosferici terrestri.
Le onde gravitazionali sono un fenomeno comune nell’atmosfera terrestre e non si limitano al nostro pianeta. Sono state osservate attorno a Plutone, in Venere e persino su Giove, proprio sopra la sua Grande Macchia Rossa, dimostrando la loro presenza diffusa nel sistema solare.
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