Il Parco Nazionale di American Samoa è il parco nazionale più a sud degli Stati Uniti, situato nell’Oceano Pacifico meridionale a circa 4.184 chilometri (2.600 miglia) a sud-ovest di Hawai’i. Questo parco unico si estende su quattro isole dell’arcipelago di American Samoa: Tutuila, Ta’u, Ofu e Olosega, quest’ultima incorporata nel parco nel 2002. Con una superficie totale di 5.463 ettari (13.500 acri), di cui il 70 percento è terraferma ricoperta da una rigogliosa foresta pluviale tropicale e il restante 30 percento è ambiente marino con predominanza di barriere coralline.
Una caratteristica distintiva del Parco Nazionale di American Samoa è il suo metodo di gestione unico. Contrariamente ad altri parchi nazionali degli Stati Uniti, il terreno non è di proprietà federale. Quando il parco fu istituito nel 1988, il National Park Service non poté acquistare il terreno. Invece, nel 1993, fu raggiunto un accordo con otto villaggi delle isole per un contratto di locazione di 50 anni, successivamente ampliato nel 2002 con l’inclusione di due villaggi di Olosega. Il terreno è gestito sotto la guida dei matai, i capi dei villaggi, con l’obiettivo di preservare il patrimonio culturale samoano.
American Samoa ha una storia che risale a oltre 3.000 anni, con l’isola di Ta’u che ospita il sito sacro di Saua, ritenuto da molti il luogo di origine della Polinesia. La preservazione di questo patrimonio culturale è uno degli obiettivi principali del parco.
Oltre a essere il parco nazionale più a sud degli Stati Uniti, American Samoa vanta un ecosistema unico di foresta pluviale paleotropicale, fondamentale sia dal punto di vista ecologico che culturale. La foresta pluviale ospita oltre 475 specie vegetali, alcune delle quali autoctone, come gli alberi di Pometia e Pandanus, minacciate però da specie invasive. Tra le circa 50 specie animali presenti, il pipistrello volpe samoano spicca per la sua apertura alare di quasi 1 metro (3 piedi).
Le acque marine circostanti le isole sono altrettanto ricche di biodiversità, con oltre 900 specie di pesci e 230 specie di coralli. Visitatori migratori come le balene megattere frequentano queste acque, che sono però minacciate dalle specie invasive e dai cambiamenti climatici, mettendo a rischio l’ecosistema marino così prezioso.
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