Il cervello umano è senza dubbio uno degli organi più affascinanti e complessi. Dalla nascita, quando siamo appena in grado di percepire il mondo che ci circonda, fino all’età adulta, questo organo subisce trasformazioni straordinarie, adattandosi e migliorando costantemente. Il dottor Stefan Mindea, neuroscienziato e ricercatore medico, ha condiviso in un’intervista a The Mirror il modo in cui il cervello invecchia e l’età in cui raggiunge la sua massima performance.
La crescita accelerata dell’infanzia
Secondo il dottor Mindea, durante i primi anni di vita, dalla nascita fino ai cinque anni, il cervello attraversa un periodo di crescita accelerata delle connessioni neuronali. Questa fase è fondamentale, poiché permette di sviluppare competenze essenziali come il linguaggio, le interazioni sociali e la risoluzione dei problemi. Il cervello di un bambino è incredibilmente plastico e in grado di assorbire informazioni a un ritmo che non si ripeterà in nessun’altra fase della vita.
Adolescenza e “potatura sinaptica”
Durante l’adolescenza, tra i 10 e i 20 anni, il cervello avvia un processo noto come “potatura sinaptica”. In questa fase, vengono eliminate le connessioni neuronali meno utilizzate, permettendo al cervello di specializzarsi nelle abilità e nelle conoscenze più frequentemente impiegate. Tuttavia, questo processo implica anche una maggiore difficoltà nell’apprendere nuove competenze rispetto all’infanzia, a causa della riduzione delle connessioni inutilizzate.
Quando il cervello raggiunge il suo massimo potenziale?
La giovane età adulta, fino ai 25 anni, rappresenta un periodo di continua maturazione per il cervello. Sebbene ancora in fase di sviluppo, le aree responsabili della regolazione degli impulsi, del controllo emotivo e della pianificazione a lungo termine completano la loro maturazione, migliorando la capacità di prendere decisioni e di mantenere una maggiore stabilità emotiva.
Secondo il dottor Mindea, il cervello raggiunge il suo apice cognitivo tra i 40 e i 60 anni. In questa fase, molte persone sperimentano un “picco cognitivo”, caratterizzato da un miglioramento della memoria verbale e da una profonda conoscenza accumulata nel tempo. L’esperto osserva che, durante questo periodo, le priorità cognitive tendono a cambiare: molte persone iniziano a concentrarsi su come lasciare un’eredità significativa per le generazioni future e dedicano più tempo all’autoriflessione. È il momento in cui il cervello ha accumulato una vasta esperienza e sa come elaborarla in modo efficiente, rappresentando il culmine delle prestazioni mentali.
Il declino cognitivo e il ruolo dell’esperienza
A partire dai 65 anni, il cervello inizia un graduale processo di riduzione del volume, in particolare nelle aree legate alla memoria. Questo può portare a dimenticanze o difficoltà nel recuperare informazioni con la stessa rapidità di prima. Tuttavia, l’intelligenza e l’esperienza acquisite nel corso degli anni non scompaiono. Anche se l’accesso alle informazioni può richiedere più tempo, il cervello mantiene la capacità di elaborarle e, in alcuni casi, continua a migliorare in aree legate alla saggezza e alla conoscenza.
Il percorso di sviluppo e invecchiamento del cervello umano è unico e affascinante, dimostrando una straordinaria capacità di adattamento e crescita lungo tutto l’arco della vita.
Fonte:
https://www.abc.es/xlsemanal/salud/reglas-cerebro-joven-demencia-vejez.html