Negli ultimi anni, la Svezia ha registrato un’impennata nelle diagnosi di ADHD tra i giovani. Secondo il Consiglio svedese per la salute e il benessere, nel 2022 il 10,5% dei ragazzi e il 6% delle ragazze ha ricevuto una diagnosi di ADHD, con un incremento del 50% rispetto al 2019. Si prevede che queste percentuali possano stabilizzarsi al 15% per i ragazzi e all’11% per le ragazze. Ma cosa si cela dietro questo aumento così significativo? Esaminiamo otto possibili motivi, ciascuno dei quali si intreccia e si sovrappone agli altri.
1. Diagnosi multiple e comorbilità
In passato, i manuali diagnostici raccomandavano di limitare il numero di diagnosi per singolo paziente, privilegiando quella ritenuta più rilevante e scoraggiando combinazioni come ADHD e autismo. Oggi, però, è prassi comune per i professionisti della salute mentale considerare tutte le diagnosi necessarie per descrivere pienamente i sintomi di un individuo. Questa maggiore flessibilità consente di riconoscere più aspetti della condizione del paziente, ma ha anche contribuito a far aumentare il numero complessivo di diagnosi.
2. Maggiore consapevolezza tra i professionisti
Oggi vi è una nuova generazione di operatori sanitari con una formazione più approfondita sull’ADHD, e ciò ha portato a una diagnosi più accurata e precoce, soprattutto in gruppi precedentemente trascurati come ragazze, donne e adulti. Un tempo si riteneva che l’ADHD fosse prevalentemente una condizione infantile maschile, ma la crescente conoscenza ha cambiato il paradigma, portando alla diagnosi di ADHD anche in categorie che in passato venivano ignorate.
3. Riduzione dello stigma
Nel corso degli anni, l’ADHD ha perso molte delle sue connotazioni negative. La diagnosi è ora vista come una componente dell’identità personale piuttosto che come un’etichetta stigmatizzante. Medici e pazienti sono quindi più disposti a considerare e accettare la possibilità di un disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Questo cambiamento culturale ha facilitato un maggiore accesso alle diagnosi senza il timore di ripercussioni sociali.
4. Le sfide cognitive della società moderna
L’ADHD non è propriamente una malattia, ma piuttosto un’alterazione nei tratti cognitivi come l’attenzione, la capacità di organizzarsi e l’autoregolazione. Le esigenze della società moderna, sempre più veloce e complessa, mettono a dura prova questi tratti. Le persone con difficoltà a concentrarsi o a gestire le proprie attività possono trovarsi in difficoltà nell’affrontare le richieste quotidiane e, di conseguenza, ricorrere a una diagnosi di ADHD per spiegare le proprie difficoltà.
5. Aumento delle aspettative su salute e prestazioni
Le aspettative su ciò che costituisce un livello “normale” di salute e prestazione si sono innalzate notevolmente negli ultimi anni. Di fronte a un livello di prestazioni percepito come più alto, è più probabile che le persone mettano in discussione il proprio funzionamento, chiedendosi se l’ADHD possa essere la causa delle loro difficoltà. Ciò porta a una maggiore propensione a cercare una diagnosi per comprendere e affrontare i propri limiti.
6. Cambiamenti nell’ambiente scolastico
Il mondo della scuola ha subito trasformazioni radicali: la digitalizzazione, l’apprendimento per progetti e una didattica sempre più autoguidata hanno modificato profondamente il contesto educativo. Tuttavia, queste innovazioni richiedono una maggiore capacità di autoregolazione e motivazione da parte degli studenti. Gli alunni che faticano a gestire questi cambiamenti possono trovare difficile adeguarsi e vengono spesso indirizzati verso valutazioni per l’ADHD.
7. Maggiore accessibilità alle valutazioni diagnostiche
In risposta all’aumento delle richieste di diagnosi, molti Paesi hanno investito risorse per facilitare l’accesso alle valutazioni. Questo ha ridotto i tempi di attesa, ma ha anche incrementato il numero di diagnosi effettuate. Sebbene sia un tentativo comprensibile di rispondere a una domanda crescente, la maggiore disponibilità di diagnosi non sempre è accompagnata da interventi preventivi, come modifiche nell’insegnamento o nel design degli ambienti di lavoro per favorire l’inclusione delle persone neurodivergenti.
8. Accesso a risorse e supporto solo tramite diagnosi
Spesso, l’unico modo per accedere a servizi di supporto è attraverso una diagnosi clinica formale. Questo crea un forte incentivo per le famiglie e gli individui a richiedere una valutazione, anche se i sintomi sono lievi o non soddisfano pienamente i criteri diagnostici. In molti casi, i professionisti sono inclini a concedere la diagnosi, un fenomeno noto come “diagnostic upgrading“, che consente alle persone di accedere al sostegno di cui hanno bisogno.
L’aumento delle diagnosi di ADHD riflette un intreccio complesso di fattori che vanno ben oltre una semplice iper-diagnosi. Si tratta di un fenomeno influenzato da cambiamenti sociali, culturali ed educativi che rendono il disturbo più visibile e riconosciuto. La sfida, ora, è garantire che questo incremento si traduca in un accesso equo e tempestivo a supporto e risorse adeguate, senza cadere nella trappola di etichettare in modo eccessivo una condizione che fa parte della variabilità umana.
Fonte:
https://theconversation.com/eight-reasons-why-adhd-diagnoses-are-increasing-242458