Un nuovo articolo sostiene che la flessibilità della cultura umana è ciò che ci differenzia dagli altri animali, anziché la capacità di trasmettere comportamenti culturali preesistenti. Gli esseri umani hanno speso molto tempo ed energia nel cercare di individuare cosa ci renda unici, quasi sviluppando un complesso sull’argomento.
Nel corso degli anni, molte caratteristiche considerate distintamente umane si sono rivelate presenti negli animali, a volte in modo diffuso. Dopo aver escluso varie caratteristiche come la ragione, gli strumenti, il fuoco, la risata, la teoria della mente e la trasmissione culturale, ci si chiede cosa rimanga.
Dieci anni fa, si riteneva che fosse la capacità della cultura umana di accumulare ed evolversi a renderci speciali, ma nuove scoperte sul comportamento animale stanno mettendo in discussione queste idee. Il dottor Thomas Morgan dell’Università statale dell’Arizona afferma che dobbiamo ripensare a cosa rende uniche le nostre culture e noi come specie.
Morgan e il coautore professore Marcus Feldman di Stanford sottolineano che gli esseri umani hanno raggiunto una dominanza ecologica che ci distingue. Con il 96% della biomassa terrestre dei mammiferi rappresentata da esseri umani e bestiame, la nostra dominanza è evidente.
La nostra intelligenza individuale ha contribuito a questo successo, ma la nostra dominanza è il risultato di migliaia di progressi tecnologici, senza che nessun singolo individuo sia responsabile di più di pochi. La nostra cultura ci permette di raccogliere e costruire su questi successi, un’abilità ritenuta unica per gli esseri umani.
Morgan e Feldman, nel loro articolo, esaminano esempi da tutto il regno animale per dimostrare che anche gli animali sociali accumulano cultura, sebbene in modi diversi da quelli umani. Dopo aver esaminato sette teorie alternative su come la cultura umana si differenzi dagli animali, presentano la loro spiegazione: è l’apertura della cultura umana a renderci unici.
Un esempio citato è quello delle formiche tagliafoglie, che dipendono dall’agricoltura di un fungo per i nutrienti. Le future regine portano con sé un po’ di fungo quando fondano una nuova colonia. Il rapporto simbiotico ha portato a cambiamenti cumulativi nel fungo nel corso di milioni di anni, rendendolo parte della cultura delle formiche.
Un altro esempio riguarda i corvi della Nuova Caledonia, che dimostrano differenze regionali nella fabbricazione di attrezzi più complessi in base alla cultura locale. Questi esempi confutano l’idea che solo gli esseri umani possano avere una cultura cumulativa.
Morgan e Feldman sostengono che la differenza tra la cultura umana e quella animale risiede nella flessibilità nel creare nuovi comportamenti. Gli animali sviluppano culture per affrontare sfide specifiche, ma la gamma di possibilità è limitata. Gli esseri umani, invece, dimostrano la capacità di adattare la propria cultura a circostanze mai incontrate prima.
Lo studio completo è pubblicato in accesso aperto su Nature Human Behavior.
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