L’Esperimento Proibito: Tra Natura e Nurtura

Un viaggio nel passato degli esperimenti controversi sull'isolamento umano e linguistico

L’Esperimento Proibito, sebbene potenzialmente illuminante sulla natura umana, è considerato immorale da molti comitati etici universitari moderni. Tuttavia, in epoche passate meno sensibili alle questioni etiche, alcuni hanno tentato versioni di questo esperimento controverso. Esistono diverse varianti dell’Esperimento Proibito, ma la maggior parte coinvolge l’isolamento di un bambino privandolo delle interazioni sociali cruciali. Questo approccio teorico potrebbe aiutare a distinguere l’influenza della genetica (natura) dall’ambiente (nurture) sull’umanità.

Una delle versioni più discusse coinvolgeva l’allevamento di un bambino senza alcun contatto con il linguaggio parlato, scritto o verbale. Questo metodo avrebbe permesso agli studiosi di approfondire la biolinguistica e lo sviluppo del linguaggio nella mente umana. Si è ipotizzato se il cervello umano abbia una predisposizione innata per comprendere il linguaggio attraverso regole, strutture e forme predefinite, oppure se impariamo le lingue in modo libero senza un modulo grammaticale innato.

Alcuni resoconti storici narrano di tentativi di condurre esperimenti simili, sebbene la veridicità di tali storie sia incerta. Secondo Erodoto, antico studioso greco noto come Il Padre della Storia, il faraone egiziano Psammetico I affidò due neonati a un pastore con l’ordine di non parlare con loro. Dopo due anni, i bambini pronunciarono la parola “becos”, che in antico frigio significava “pane”, portando Psammetico a credere che il frigio fosse la lingua madre dell’umanità.

Un’altra storia dubbia riguarda le sperimentazioni linguistiche condotte dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Federico II nel XIII secolo. Si dice che abbia affidato bambini a balie sorde e mute per verificare se conoscessero innatamente lingue come l’ebraico, il greco, il latino o l’arabo. Tuttavia, l’esperimento fallì poiché i bambini avevano bisogno di interazioni umane per sopravvivere.

Un’altra variante dell’Esperimento Proibito coinvolge l’allevamento di un bambino da parte di animali, privandolo così dell’interazione sociale umana. Il termine stesso “Esperimento Proibito” è spesso associato al libro di Roger Shattuck sul “Ragazzo Selvaggio di Aveyron”, un bambino segnalato nel sud della Francia nel XIX secolo.

Uno dei sostenitori di queste idee fu lo psicologo americano Winthrop Kellogg, che, ispirato da casi di bambini cresciuti da animali, decise di studiare il comportamento e lo sviluppo umano. Kellogg e sua moglie crebbero uno scimpanzé accanto al loro figlio neonato per esaminare gli effetti dell’ambiente sull’apprendimento. Sebbene lo scimpanzé, chiamato Gua, fosse inizialmente più abile nel rispondere a comandi vocali, il bambino umano, Donald, superò presto Gua nello sviluppo del linguaggio e delle capacità cognitive.

Anche se Kellogg è considerato un pioniere nella scienza del comportamento animale, l’esperimento con Gua e Donald non ha prodotto risultati significativi. Gli scimpanzé, pur intelligenti, non possono eguagliare gli esseri umani in termini di capacità cognitive. Molti pensatori del passato hanno riflettuto sull’idea di condurre il proprio Esperimento Proibito, ma spesso tali tentativi sono falliti e non hanno portato a conclusioni significative.

Secondo Sandra Swart, Professoressa e Presidente del Dipartimento di Storia presso l’Università di Stellenbosch, l’Esperimento Proibito e le sue varianti hanno lasciato irrisolte le grandi domande sulla natura umana. I soggetti sperimentali, umani e non, sono spesso morti giovani o abbandonati, senza fornire risposte concrete. Questi esperimenti sono stati descritti come proiezioni dei problemi umani su individui vulnerabili, anziché come strumenti validi per comprendere la complessità dell’essere umano.

Links: