Marte potrebbe aver davvero ospitato la vita in un remoto passato? Gli studi in tal senso non si sono mai fermati e, a tal proposito, una nuova ricerca firmata da esperti italiani si è concentrata su presunti fossili trovati sul pianeta rosso e sul loro raffronto con le forme di vita terrestre. Lo studio in questione è chiamato “Compelling Evidence of Fossils and Microbialites on Ancient Mars,” ed è firmato dagli studiosi Vincenzo Rizzo e Giorgio Bianciardi. I fossili individuati deriverebbero, stando alle spiegazioni di Rizzo, ex ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Cnr-Irpi), da acque poco profonde o da antichi ambienti lacustri.
E richiamano, come spiegato da Rizzo, “alghe scheletriche, tipo alghe verdi e similari. Ovvero in raffronto alle forme di vita terrestre potrebbero essere dei primi Eucarioti unicellulari.” Ci si è inoltre concentrati sulle cosiddette microbialiti: queste rocce non sono fossili ma, come sottolineato dall’esperto, sono formate dall’attività batterica e presentano numerose strutture “riferibili allo stesso periodo e sicuramente anche più antiche (Noachiano)”.
Il dibattito in merito alla presenza di strutture fossili e all’ipotesi di vita marziana, è acceso da tempo e rilevanze in tal senso sono arrivate dalle immagini catturate dal rover della Nasa nelle aree di Gale Crater e Meridiani Planum. In queste zone nel passato furono presenti ambienti acquatici. Nel Gale Crater si tratta di sedimenti di origine lacustre mentre i depositi gessosi trovati a Meridiani Planum risalirebbero a formazioni acquatiche.
Gli studiosi ritengono che le formazioni a Meridiani Planum risalirebbero al tardo Noachiano, ovvero a 3,7 miliardi di anni fa; invece i sedimenti del Gale Crater sarebbero stati deposti durante l’Esperiano vale a dire tra 3,7 e 3 miliardi di anni fa. É stata anche fatta una stima delle formazioni
argillose di Mojave, che avrebbero un’età di 2,1 ± 0,36 miliardi di anni. Non è possibile ad oggi avere la certezza che tutte le formazioni siano effettivamente fossili in quanto alcune di essere potrebbero essere la conseguenza di impatti meteorici oppure di stress da espulsione di aria e acqua. Rizzo però specifica che nella maggior parte dei casi esaminati si tratta di “ipotesi non fattibili” ed emergono una serie di significative somiglianze con i fossili terresti.