Esistono molteplici modi tragici per morire accidentalmente, come dimostrano i casi di chi è caduto in una sorgente calda di Yellowstone o le storie di queste cinque sfortunate persone. Tuttavia, uno degli incidenti più drammatici, soprattutto nel contesto subacqueo, si è verificato nel Mare del Nord nel lontano 1983.
Le immersioni profonde negli oceani sono un’attività ad alto rischio, principalmente a causa della decompressione. I subacquei devono risalire lentamente per evitare la malattia da decompressione, il che può rallentare notevolmente le operazioni, specialmente sulle piattaforme petrolifere dove le attrezzature richiedono frequenti controlli e modifiche.
Per ovviare a questo problema, talvolta i subacquei vengono alloggiati in camere di saturazione. Queste camere, appositamente progettate, vengono pressurizzate per corrispondere alla profondità dell’area sottomarina in cui i subacquei lavoreranno. Questo processo permette ai tessuti del corpo di adattarsi alla pressione del gas respiratorio compresso, riducendo il tempo di decompressione necessario al ritorno in superficie.
Il 5 novembre 1983, in un campo di perforazione nel Mare del Nord norvegese, si verificò un tragico incidente. Durante un’operazione di immersione, una campana da immersione fu sollevata dal fondo dell’oceano e collegata alle camere di saturazione. Tuttavia, a causa di un errore umano o di una comunicazione inefficace, la campana da immersione fu sganciata prima di essere depressurizzata, causando conseguenze drammatiche.
La depressurizzazione improvvisa portò alla morte istantanea di tre subacquei all’interno delle camere di saturazione, poiché i liquidi nei loro corpi si espansero rapidamente, causando emorragie interne. Il quarto subacqueo, più vicino all’apertura della campana, fu tragicamente aspirato attraverso un piccolo buco, con il suo corpo disintegrato in modo orribile.
Il rapporto di autopsia rivelò dettagli agghiaccianti sulle condizioni dei corpi dei subacquei deceduti. Ogni parte del corpo mostrava segni di lesioni, con organi interni espulsi e tessuti molli completamente separati dalle ossa. Il fegato, ad esempio, fu ritrovato in una posizione insolita, come se fosse stato rimosso chirurgicamente dal corpo.
Dopo l’incidente, le famiglie dei subacquei lottarono per anni per ottenere giustizia, fino a quando un rapporto finale attribuì le morti alle carenze dell’attrezzatura utilizzata durante l’immersione, svelando la tragica verità dietro quella terribile giornata nel Mare del Nord.
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