Le autorità scientifiche hanno concesso un raro colpo doppio nei mondi delle specie di elefanti estinti e degli antichi umani. I ricercatori hanno identificato i resti di una specie di elefante antico da fossili incredibili, che hanno anche rivelato come potrebbero aver fornito una fonte di cibo agli antichi umani che vivevano nella zona.
I fossili di elefante sono stati scoperti nel 2000 a Pampore, nella Valle del Kashmir, in India, risalenti a tra 300.000 e 400.000 anni fa. Solo di recente è stato identificato a quale specie appartenevano i fossili e il coinvolgimento degli umani con le ossa.
Una nuova analisi ha rivelato che gli antichi umani potrebbero aver utilizzato le ossa dell’elefante per estrarne il midollo come fonte di cibo, essendo il midollo un tessuto adiposo molto energetico. Le schegge provenienti dalle ossa dell’elefante rappresentano la prima evidenza di macellazione animale in India.
Secondo gli autori, la scheggia d’impatto risultante da un martellamento ripetuto di un osso di elefante con un attrezzo di pietra indica che l’osso è stato colpito diverse volte prima di essere completamente fratturato.
La scoperta è ancora più insolita perché c’è pochissima evidenza di ominidi dal subcontinente indiano e solo un fossile di ominide è mai stato trovato lì. Il ritrovamento di 87 utensili di pietra accanto alle ossa aiuta i ricercatori a comprendere meglio la vita di questi antenati umani.
L’autore dello studio, Advait Jukar, ha dichiarato che ora sappiamo con certezza che gli ominidi nella Valle del Kashmir si nutrivano di elefanti. Gli utensili di pietra usati per estrarre il midollo erano fatti di basalto, un materiale non presente nella stessa area, suggerendo che sia stato portato da altrove dagli antichi ominidi.
Il team stima che gli utensili e il sito abbiano un’età di circa 300.000-400.000 anni. Nonostante le ossa suggeriscano che gli antichi umani potrebbero aver consumato il midollo, non ci sono prove di caccia come punte di lancia sulle ossa.
Il team ritiene che potrebbero esserci altre prove di macellazione ancora da scoprire. Jukar ha sottolineato l’importanza di esaminare attentamente i siti e raccogliere tutti i reperti, inclusi gli ossi frantumati che potrebbero fornire indicazioni significative.
Le ossa appartenevano a un genere di enormi elefanti antichi conosciuti come Palaeoloxodon, estinti da tempo. Si ritiene che l’individuo a cui appartengono le ossa fosse un grande maschio maturo di Palaeoloxodon, con altri due individui rappresentati nei fossili.
La ricerca ha rivelato una crescita ossea anomala all’interno del cranio del Palaeoloxodon, probabilmente causata da un’infezione sinusale cronica. Questa crescita ossea, chiamata periostite, è ben documentata nei resti scheletrici umani.
La specie è stata identificata come Palaeoloxodon turkmenicus, di cui esiste solo un altro fossile meno completo. Il genere Palaeoloxodon è interessante per le enormi fronti con cresta, con il P. turkmenicus che mostra una cresta notevolmente ridotta rispetto alle specie precedenti.
La ricerca, pubblicata su Quaternary Science Reviews e sul Journal of Vertebrate Paleontology, potrebbe contribuire a completare la storia dell’evoluzione del genere Palaeoloxodon.
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