Potrebbe la polvere di diamante rappresentare una soluzione al cambiamento climatico? Non è forse il primo pensiero che ci viene in mente quando si discute di questo tema, ma i ricercatori stanno valutando un metodo innovativo per contrastare il riscaldamento globale, almeno in teoria. Il piano prevede la dispersione di 5 milioni di tonnellate di particelle di diamante nell’atmosfera, con l’obiettivo di ridurre le temperature globali di 1,6°C. Un risultato significativo, specialmente considerando che il mondo potrebbe aver già superato la soglia di riscaldamento di 1,5°C stabilita dall’Accordo di Parigi.
La geoingegneria è un campo di ricerca controverso che mira a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale manipolando i processi ambientali. In questo contesto, è emerso uno specifico approccio chiamato iniezione di aerosol stratosferico. Questa tecnica consiste nel rilascio di un gran numero di piccole particelle o aerosol nella stratosfera, il secondo strato dell’atmosfera, al fine di deviare la luce solare e generare un effetto di raffreddamento che possa rallentare o invertire il riscaldamento globale. Di solito, si utilizzano particelle di zolfo per l’iniezione di aerosol stratosferico, ma ciò comporta rischi legati al clima, come il potenziale riscaldamento stratosferico.
Se le particelle di zolfo presentano problematiche, quali alternative possono essere considerate? Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno sviluppato un modello climatico 3D per simulare il comportamento di aerosol composti da diversi materiali nell’atmosfera. Tra i materiali testati vi sono alluminio, calcite, carburo di silicio, anatasio, rutilo, diamante e biossido di zolfo. Il modello ha preso in considerazione vari fattori, come la capacità di assorbire o riflettere il calore di ciascun materiale, il tempo di permanenza nell’atmosfera (sedimentazione) e la tendenza a unirsi nel tempo (coagulazione). L’obiettivo è che gli aerosol si disperdano lentamente dall’atmosfera, mantenendo il pianeta più fresco per un periodo più lungo, evitando al contempo il riscaldamento dovuto al raggruppamento delle particelle. Il diamante si è dimostrato il materiale più efficace nel riflettere la radiazione solare durante una simulazione di 45 anni.
Qual è l’ostacolo principale? In poche parole, uno dei maggiori ostacoli è rappresentato dal costo. Secondo quanto riportato da Science, per ridurre le temperature di 1,6°C sarebbero necessarie 5 milioni di tonnellate di particelle di diamante all’anno, con un costo stimato di quasi 200 trilioni di dollari entro la fine del XXI secolo. Per avere un termine di paragone, il PIL mondiale totale nel 2023 era di 105,44 trilioni di dollari secondo la Banca Mondiale. Quindi, dal punto di vista finanziario, si tratta di una sfida significativa.
Inoltre, i ricercatori stessi sottolineano che è ancora incerto se sia fattibile rilasciare particelle solide nell’atmosfera senza provocare coagulazione. Il biossido di zolfo è stato l’unico materiale non solido testato. “Penso che sia interessante esplorare questi altri materiali”, ha dichiarato Douglas MacMartin, ingegnere presso l’Università di Cornell, a Science. “Ma se mi chiedete oggi quale sarà implementato, sarà il solfato”. Lo studio è stato pubblicato su Geophysical Research Letters.
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