La NASA ha utilizzato contemporaneamente il telescopio spaziale Hubble e la sonda New Horizons per catturare immagini dirette di Urano. Mentre Hubble ha fornito una visione dettagliata dell’atmosfera del pianeta, New Horizons ha offerto una prospettiva più ampia, aiutando a contestualizzare meglio i dati raccolti.
Recentemente, è stato rilevato che Urano appare più debole del previsto a determinate lunghezze d’onda, un fatto che potrebbe essere utile per i futuri telescopi che tenteranno di osservare direttamente gli esopianeti.
Gli studi su Urano sono importanti anche per la ricerca sugli esopianeti, poiché molti di essi sono simili ai giganti ghiacciati del nostro Sistema Solare. Attualmente sono stati scoperti oltre 6.000 esopianeti, ma i principali metodi di rilevamento non si basano sull’osservazione diretta. Gli astronomi utilizzano invece la tecnica del transito planetario, che consiste nel misurare la diminuzione della luminosità di una stella quando un esopianeta le passa davanti.
Sebbene ottenere immagini dirette di pianeti attorno ad altre stelle sia complesso, queste sono fondamentali per studiarne l’abitabilità e la formazione. Urano, con la sua composizione simile a quella di molti giganti gassosi, rappresenta un modello ideale per l’indagine sugli esopianeti.
New Horizons, che sta viaggiando attraverso la remota fascia di Kuiper, ha catturato l’immagine della “mezzaluna crepuscolare” di Urano da una distanza di 10,5 miliardi di km. Hubble, a 2,7 miliardi di km dal pianeta, ha invece osservato dettagli dell’atmosfera sul lato illuminato, rivelando nubi e tempeste.
Uno dei principali interrogativi degli astronomi riguarda la presenza di nubi simili a quelle dei giganti del Sistema Solare negli esopianeti ghiacciati. Le osservazioni di Hubble hanno permesso di confermare i dati raccolti da New Horizons, dimostrando che la luminosità di Urano non cambia con la sua rotazione. Questo suggerisce che le caratteristiche delle nubi del pianeta rimangono costanti durante la rotazione. Inoltre, New Horizons ha evidenziato che i pianeti parzialmente illuminati possono apparire più deboli del previsto, a causa di riflessi atmosferici differenti.
I risultati di questa ricerca sono stati presentati al 56º incontro annuale della Divisione di Scienze Planetarie dell’American Astronomical Society, tenutosi in Idaho, USA, dal 6 al 10 ottobre.