L’uragano Milton ha colpito la terraferma la scorsa notte come tempesta di categoria 3, provocando devastazione lungo la costa occidentale della Florida e lasciando milioni di persone senza energia elettrica. In un breve lasso di tempo, la tempesta è salita fino alla categoria 5, con il meteorologo di Fox 35 Orlando, Noah Bergren, che l’ha descritta come prossima al limite massimo di ciò che l’atmosfera terrestre su quelle acque oceaniche può generare.
Secondo un’animazione della NASA, l’agenzia spiega come la tempesta abbia raggiunto tale potenza. La formazione di Milton sembra essere stata influenzata dal giro centroamericano, un’area stagionale di bassa pressione centrata sull’America centrale che porta a un flusso anticiclonico su larga scala che si estende su varie regioni, inclusa la Baia di Campeche.
La NASA ha osservato che la tempesta ha subito un notevole periodo di rapida intensificazione dopo essersi formata nella Baia di Campeche. I venti sono aumentati da 56 chilometri all’ora a 257 chilometri all’ora in soli 48 ore, mentre la pressione centrale è diminuita drasticamente.
Dopo che una depressione di bassa pressione si è spostata dal sud-est al sud-ovest del Golfo, l’attività temporalesca si è consolidata nella Baia di Campeche. Alle 10:00 del 5 ottobre, il National Hurricane Center (NHC) ha classificato l’attività temporalesca come depressione tropicale.
Monitorando la depressione, la NASA ha osservato il suo rafforzamento fino a diventare un uragano. L’organizzazione ha prestato particolare attenzione alle grandi “torri” di 10 chilometri all’interno della tempesta, così come alle intense piogge superficiali, segnali di un’intensa attività temporalesca nella parete settentrionale dell’occhio.
L’intensa intensificazione dell’uragano fino alla categoria 5 è stata alimentata da acque insolitamente calde nel Golfo del Messico, secondo la NASA, che ha aggiunto che il riscaldamento globale è collegato a uragani più potenti e a una loro rapida intensificazione.
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