In natura esistono creature davvero inquietanti, come alcuni pesci che abitano le profondità oceaniche. Altre, invece, suscitano timore a causa delle associazioni che la nostra mente crea, come il fungo “dito della strega” (Xylaria polymorpha), che ricorda sinistramente mani di zombie che emergono dal terreno.
A seconda della forma del fungo, del luogo in cui cresce e dell’angolazione da cui lo si osserva, è facile vederci una mano che tenta di uscire dalla sua tomba, nascosta in una foresta altrettanto spettrale.
Il “dito della strega” può variare tra i 2,5 e i 10 centimetri, come riportato da uno studio dell’Università del Wisconsin (USA). Ciò che lo distingue da altre specie, come i comuni funghi, è la sua struttura rigida, che rafforza ulteriormente la somiglianza con dita umane che emergono dal suolo.
L’habitat ideale per questa specie è la lettiera forestale, composta da foglie, ramoscelli, corteccia e altro materiale organico in decomposizione, rendendolo un fungo saprotrofico. Quando il “dito della strega” spunta da questa “materia morta”, il suo colore iniziale è tendente all’azzurro con punte biancastre, ma col tempo si scurisce fino a diventare quasi nero, come se fosse in un avanzato stato di decomposizione.
Non solo: durante la crescita in superficie, il fungo si estende anche sottoterra con lo sviluppo di filamenti noti come ife, simili alle radici degli alberi. Queste strutture quasi invisibili conferiscono alla pianta una sorta di “immortalità“. In alcuni casi, i funghi del genere Xylaria possono sopravvivere per anni come ife, attaccati alle radici degli alberi, fino a dieci anni. In questo periodo, il “dito della strega” può ricomparire quando le condizioni sono favorevoli, come se tornasse in vita, proprio come gli zombie dei romanzi fantastici.
Per questo, se in una zona sono già state avvistate queste “dita”, piantare nuovi alberi o arbusti si potrebbe vederle rispuntare di nuovo, anche quando si pensa di essersene sbarazzati.