Uno studio ha rivelato che la psilocibina induce un’ottimistica persistente nei ratti anche dopo che gli effetti allucinogeni si sono dissolti. Questo ha portato i ratti a ricordare i successi e dimenticare i fallimenti, spingendoli a cercare ricompense. Gli autori hanno suggerito che la psilocibina potrebbe essere un trattamento efficace per alcuni casi di depressione refrattaria ai trattamenti standard, offrendo benefici superiori con minori effetti collaterali rispetto alle terapie convenzionali.
Tuttavia, non tutti i pazienti depressi potrebbero trarre vantaggio dalla psilocibina, quindi è essenziale identificare i criteri per individuare i candidati adatti. La ricerca in questo campo è stata ostacolata non solo dalle restrizioni legali sulle sostanze psichedeliche, ma anche dalle sfide intrinseche al trattamento.
Per affrontare il problema della consapevolezza del trattamento, alcuni ricercatori stanno esplorando l’uso di microdosi di psilocibina che non causano allucinazioni, ma potrebbero non essere sufficienti per produrre effetti misurabili. Altri ricercatori, come Beth Fisher dell’Università di Monash, stanno studiando gli effetti della psilocibina sui ratti per comprendere meglio le condizioni di salute mentale.
Nel suo dottorato sull’ottimismo, Fisher ha collaborato con colleghi per valutare gli effetti della psilocibina sui ratti. In uno studio, un gruppo di ratti è stato trattato con una singola dose di psilocibina, mentre un altro gruppo ha ricevuto una soluzione salina come controllo. Successivamente, ai ratti è stata data la possibilità di scegliere tra due porti, uno dei quali era associato a una ricompensa di zucchero.
I risultati hanno mostrato che i ratti trattati con psilocibina erano più propensi a giocare e vincere rispetto a quelli che avevano ricevuto solo la soluzione salina. Questo comportamento è stato interpretato come un segno di maggiore ottimismo e resilienza nei ratti trattati con psilocibina.
Secondo Fisher, i ratti che avevano assunto psilocibina sembravano ricordare meglio le loro vittorie e dimenticare le sconfitte, incoraggiandoli a essere più avventurosi. Questo effetto è stato descritto come un “bias ottimistico”, che potrebbe essere un meccanismo chiave attraverso il quale la psilocibina influisce sul comportamento.
Studi futuri potrebbero esplorare ulteriormente l’efficacia della psilocibina nel contrastare i sintomi depressivi indotti dalla solitudine nei ratti. Fisher e i suoi colleghi ritengono che misurare il coinvolgimento comportamentale potrebbe essere utile per individuare i pazienti con depressione che potrebbero beneficiare della psilocibina.
Anche se gli effetti osservati nei ratti potrebbero non tradursi direttamente negli esseri umani, i risultati suggeriscono che la psilocibina potrebbe offrire benefici a lungo termine per le persone con depressione, potenziando il loro ottimismo e resilienza.
Tuttavia, Fisher ha sottolineato che un bias ottimistico eccessivo potrebbe comportare rischi, come comportamenti impulsivi o rischiosi. Pertanto, è fondamentale identificare con precisione quali pazienti trarrebbero beneficio dalla psilocibina e monitorarne attentamente gli effetti.
Lo studio completo è disponibile gratuitamente su Translational Psychiatry.
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