Un soldato diciannovenne, David Lewis, morì a causa di questo virus, e altre infezioni furono rilevate tra le reclute. Temendo una pandemia come quella devastante del 1918, che causò milioni di morti, il governo degli Stati Uniti avviò una massiccia campagna di vaccinazione per immunizzare l’intera popolazione. Tuttavia, il focolaio di Fort Dix si esaurì rapidamente, senza diffondersi oltre la base militare. Nonostante ciò, la paura di una pandemia globale spinse numerosi paesi a intensificare la ricerca sui vaccini contro l’influenza H1N1.
Nel novembre 1977, un nuovo virus influenzale H1N1 emerse in Russia. Questa influenza era insolita per vari motivi: aveva una bassa mortalità, colpiva soprattutto i giovani sotto i 26 anni e non sostituì l’influenza stagionale (H3N2), ma circolò insieme ad essa. Studi successivi rivelarono che questo nuovo ceppo di H1N1 era sorprendentemente simile a un ceppo di influenza che era scomparso negli anni ’50. Ciò suggeriva che il virus non fosse emerso spontaneamente, ma che fosse stato probabilmente conservato in laboratorio e rilasciato accidentalmente.
I ricercatori come Peter Palese scoprirono che il virus del 1977 era geneticamente quasi identico a quello degli anni ’50, cosa altamente improbabile per un virus che evolve naturalmente. Questo portò alla teoria che il virus fosse stato “resuscitato” da un laboratorio, forse durante esperimenti legati allo sviluppo di vaccini. La prova migliore indica che il virus emerse per la prima volta a Tientsin, in Cina, nella primavera del 1976, lo stesso anno in cui gli Stati Uniti stavano intensificando la loro ricerca e vaccinazione contro l’H1N1 suina.
L’ipotesi più probabile è che, durante questi esperimenti, un ceppo di influenza H1N1 conservato in laboratorio sia stato rilasciato accidentalmente, forse durante test sui vaccini vivi attenuati. Questo rilascio avrebbe inavvertitamente causato la pandemia di “influenza russa”, che in realtà non era una nuova influenza, ma un vecchio virus riemerso.
Questa storia illustra un paradosso: nella fretta di prevenire una pandemia (quella di influenza suina), il mondo ne ha involontariamente causata un’altra, resuscitando un virus estinto. È un esempio di come le migliori intenzioni – come la preparazione contro pandemie – possano avere conseguenze indesiderate, se non gestite con cautela. La lezione è che, pur essendo essenziale reagire rapidamente alle minacce epidemiologiche, bisogna farlo con prudenza, evitando azioni affrettate che potrebbero peggiorare la situazione, come evidenziato dalla pandemia che si autoavvera del 1977.