I gatti sembrano avere una comprensione sorprendente delle proprie dimensioni, mostrando abilità nel passare attraverso varchi stretti ma alti. Questa abilità è stata oggetto di uno studio che ha portato un ricercatore a vincere un premio Ig Nobel, ispirato alla capacità dei felini di infilarsi in spazi apparentemente impossibili.
Il dottor Péter Pongrácz dell’Università Eötvös Loránd ha condotto una ricerca per verificare se i gatti comprendono la propria liquidità, ovvero la capacità di adattarsi a spazi stretti. Alcuni animali sono noti per valutare le aperture e evitare quelle troppo piccole per loro, dimostrando consapevolezza delle proprie dimensioni.
Pongrácz ha esplorato questo concetto anche con i cani, dimostrando che evitano percorsi che ritengono inadatti alle loro dimensioni. Tuttavia, nessuno aveva ancora testato la capacità di auto-rappresentazione nei gatti, un vuoto che Pongrácz ha deciso di colmare.
Per condurre l’esperimento, Pongrácz ha offerto ai gatti un incentivo per passare attraverso un buco rettangolare in uno schermo, riducendo progressivamente le dimensioni del varco. Alcuni gatti hanno saltato il problema, altri hanno investigato senza passare, mostrando disinteresse, mentre la maggior parte ha tentato di passare, ammettendo a volte la sconfitta.
Interessante è stato notare che i gatti affrontavano con più sicurezza buchi corti e larghi rispetto a quelli alti e stretti. Questo suggerisce che i gatti valutano attentamente le aperture per determinare se possono passarvi attraverso, ma talvolta scoprono i propri limiti.
Pongrácz ha riconosciuto le sfide nell’esperimento con i gatti, poiché non poteva imporre uniformità nella distanza di partenza come con i cani. Tuttavia, questo studio ha portato a riflettere sulla rappresentazione di sé negli animali, sfidando il modello binario tradizionale.
La ricerca ha evidenziato che gli animali sviluppano forme di intelligenza adattate al loro ambiente, senza necessariamente riconoscersi allo specchio. Questo dimostra la complessità della rappresentazione di sé negli animali e la necessità di rispettarne le capacità.
È interessante notare che i gatti domestici mantengono questa abilità ereditata dai loro antenati predatori, che trae vantaggio dall’infilarsi in spazi stretti per cacciare. Anche se oggi i gatti domestici non cacciano più per sopravvivenza, conservano questa abilità che li rende adorabili agli occhi umani.
Lo studio condotto da Pongrácz è stato pubblicato in open access sulla rivista iScience, offrendo nuove prospettive sulla comprensione delle capacità cognitive dei gatti e degli animali in generale.
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