Trapianti di faccia: 20 anni di successi e sfide

Un'analisi dei primi 50 interventi e le prospettive future

I trapianti di faccia rappresentano ancora una procedura all’avanguardia nel campo della chirurgia ricostruttiva. Dal 2005 al 2021, sono stati eseguiti solo 50 di questi interventi su 48 pazienti, distribuiti in 11 paesi diversi. Con l’avvicinarsi del ventennale di queste operazioni rivoluzionarie, gli scienziati hanno condotto il primo studio per valutare l’andamento dei pazienti dopo i trapianti, ottenendo risultati incoraggianti.

Queste complesse procedure sono state ideate per spingere i limiti della chirurgia ricostruttiva del viso. Il primo trapianto parziale di faccia è stato eseguito su Isabelle Dinoire, che aveva perso gran parte del volto inferiore a causa di un attacco di cane. Nel novembre 2005, presso l’Ospedale Universitario di Amiens-Picardie in Francia, le labbra, il naso e il mento di Dinoire furono trapiantati con successo. Nonostante episodi di rigetto e la parziale perdita del trapianto in seguito, l’intervento iniziale fu considerato un successo. Il contributo pionieristico di Dinoire ha continuato a ispirare progressi nel settore, nonostante il suo decesso nel 2016 a causa di cancro.

Recentemente, un trapianto di occhio e faccia parziale è stato eseguito con successo su un veterano militare statunitense che aveva subito un infortunio elettrico sul posto di lavoro. Dopo un anno dall’intervento, i medici hanno confermato che l’occhio trapiantato rispondeva alla luce, rappresentando una significativa scoperta, sebbene non potesse ripristinare la vista al paziente.

Un’analisi dettagliata dei primi 50 trapianti di faccia, eseguiti su 39 uomini e nove donne in 18 centri tra il 2005 e il 2021, ha evidenziato che la maggior parte degli interventi (29) è stata effettuata in Europa, seguita da 19 in Nord America, uno in Cina e uno in Russia. Due pazienti hanno subito un secondo trapianto di faccia. Circa il 52 percento dei trapianti coinvolgeva l’intero volto, mentre il 66 percento includeva anche il trapianto di osso oltre ai tessuti molli.

Per 46 dei trapianti, è stato possibile ottenere dati dettagliati sul follow-up per una mediana di 8,9 anni dopo l’intervento. Complessivamente, i trapianti hanno mostrato un tasso di sopravvivenza del 85 percento a 5 anni e del 74 percento a 10 anni, definito sia dalla sopravvivenza del paziente che dalla integrità del trapianto stesso.

Le cause della perdita di un trapianto possono essere molteplici, tra cui il rischio di rigetto immunitario, che è sempre presente in qualsiasi intervento di trapianto. Dei sei casi di perdita del trapianto, quattro sono stati causati da rigetto, uno è stato rimosso a seguito di una malattia che colpiva i globuli bianchi del paziente e un altro è fallito a causa di danni al tessuto durante l’intervento iniziale.

Comparando i tassi di sopravvivenza dei trapianti di faccia con altri tipi di trapianto, emerge che questi ultimi si collocano in una posizione favorevole. Ad esempio, i trapianti di rene presentano un tasso di sopravvivenza a 10 anni fino al 56 percento. Gli autori sottolineano che grazie all’esperienza accumulata nel tempo, i trapianti di faccia più recenti hanno ottenuto risultati ancora migliori.

Nonostante i progressi, è importante tenere presente che si tratta di una procedura estremamente rara e che il campione di pazienti è limitato. I dati attuali non includono feedback diretti dai pazienti sulla loro ripresa post-intervento, né valutazioni dettagliate dei risultati funzionali dei trapianti.

Secondo la dottoressa Pauliina Homsy dell’Università di Helsinki, autrice corrispondente dello studio, la maggior parte dei pazienti con gravi difetti facciali può essere trattata con metodi convenzionali, ma ci sono situazioni in cui la complessità del difetto richiede un intervento come il trapianto di faccia. Il tasso di sopravvivenza incoraggiante di queste procedure suggerisce che possano rappresentare un’opzione ricostruttiva a lungo termine per i pazienti affetti da gravi difetti facciali.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista JAMA Surgery, confermando l’importanza e la promettente evoluzione dei trapianti di faccia nel panorama della chirurgia ricostruttiva.

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