Un progetto pensato per contribuire alla preservazione delle barriere coralline. Si chiama Coral Seeding ed è portato avanti da un’organizzazione non profit chiamata Secore, che sta spingendo sulla possibilità di allevare coralli evidenziandone gli elementi di forza, a cominciare dalla loro resistenza superiore rispetto a quelli selvatici. Lo ha evidenziato uno studio ad hoc realizzato dall’organizzazione stessa ed i cui risultati sono stati pubblicati su Plos One. In particolare tale caratteristica è stata evidenziata nel corso dell’ondata di calore che nel 2023 ha colpito i Caraibi e che è risultata fatale per un alto numero di coralli che si trovavano nel bacino caraibico.
Si è trattato, del resto, di una ondata di calore record non solo per la sua intensità ma anche per la durata nel tempo e ha avuto come principale conseguenza lo sbiancamento dei coralli, molti dei quali, troppo indeboliti a causa del persistere delle alte temperature dell’acqua di mare, sono infine deceduti. Effettuando un’immersione di monitoraggio di routine per un controllo dei coralli allevati e trapiantati sulla barriera corallina, la coordinatrice del restauro di Secore in MEssico Sandra Mendoza Quiroz ha però fatto una importante scoperta.
Questi coralli, a dispetto delle alte temperature, erano cresciuti e sembravano essere sani. Margaret Miller, direttrice della ricerca di Secore, ha dichiarato: “Eravamo emozionati di osservare questo schema che mostrava un altro vantaggio dell’uso di reclute coralline assistite nel ripristino,”. Molti dati sono stati dunque raccolti ed è emerso che i giovani coralli allevati per il ripristino mostrano una resistenza maggiore allo sbiancamento nel caso di forte stress termico rispetto ai coralli della barriere corallina.