Esplorando i pianeti e le lune del Sistema Solare con sonde e orbiter, abbiamo scoperto e studiato numerose caratteristiche insolite. Dalla Grande Macchia Blu di Giove ai segni di qualcosa che si muove sotto il ghiaccio di Europa, il nostro universo ci riserva sempre nuove sorprese.
Una caratteristica particolarmente sorprendente, che stimola la nostra pareidolia, sono i cosiddetti ragni su Marte. Immagini scattate nella regione polare meridionale del Pianeta Rosso mostrano ciò che sembra incredibilmente simile a ragni giganti sulla superficie del pianeta. Fortunatamente, non si tratta di ragni marziani giganti, ma di un fenomeno legato al riscaldamento e al raffreddamento del pianeta attraverso le stagioni.
L’ipotesi principale, conosciuta come modello Kieffer dal nome dello scienziato che l’ha proposta, suggerisce che i ragni si formino a causa del riscaldamento del regolite sotto il ghiaccio, causando la sublimazione della lastra di ghiaccio impermeabile dalla sua base. Un team di ricercatori sta indagando su questo fenomeno e ha condotto uno studio approfondito al riguardo.
Ricreare le condizioni di Marte in laboratorio non è un compito semplice. Il team ha utilizzato una camera di prova raffreddata con azoto liquido presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, conosciuta come Testbed per l’Ambiente Ghiacciato sotto Vuoto Sporco (DUSTIE). Qui, hanno simulato le condizioni marziane inserendo del suolo simile a quello trovato su Marte e pompando gas di anidride carbonica per formare uno spesso strato di ghiaccio.
Dopo vari tentativi, il team è riuscito a ottenere successo nel ricreare le colonne simili a ragni su Marte. L’autrice principale, Lauren McKeown del Jet Propulsion Laboratory della NASA, ha assistito all’eruzione delle colonne di regolite mentre il ghiaccio veniva riscaldato. Un momento di grande emozione che ha concluso una ricerca quinquennale.
Oltre a confermare la correttezza del modello Kieffer, il team ha fatto interessanti scoperte. Le colonne create hanno generato morfologie di crepe guidate dalla sublimazione del ghiaccio interstiziale nel regolite, suggerendo che l’erosione tramite getti attivi di CO2 potrebbe essere più complessa di quanto inizialmente ipotizzato.
Il team suggerisce che questo meccanismo potrebbe contribuire alla formazione di altre morfologie marziane tipiche, come i terreni poligonali, solchi di sabbia e gole dendritiche attive. Ulteriori studi sono necessari per approfondire queste scoperte e comprendere appieno i processi che modellano la superficie di Marte.
Lo studio dettagliato condotto dal team è stato pubblicato su The Planetary Science Journal, offrendo un contributo significativo alla nostra comprensione dei fenomeni geologici presenti su Marte.
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