Sono state recentemente scoperte due imponenti specie di pterosauri in Afro-Arabia, un’area ricca di reperti fossili che risalgono a circa 66-72 milioni di anni fa. Tra queste scoperte, spicca la nuova specie denominata Inabtanin alarabia, caratterizzata da un’apertura alare di 5 metri, che la rende uno dei pterosauri più completi mai rinvenuti nella regione. L’altra specie, un Arambourgiania philadelphiae straordinariamente ben conservato, vantava un’apertura alare di ben 10 metri.
I fossili di questi giganteschi rettili volanti sono stati recuperati da due siti fossiliferi distinti, situati in un antico ambiente costiero ai margini di Afro-Arabia, un blocco continentale che comprendeva l’Africa e la Penisola Arabica. Un punto di riferimento geografico vicino a uno dei siti, conosciuto come Tal Inab (collina dell’uva), ha ispirato in parte il nome della nuova specie, combinando il termine arabo “tannin” per drago, un tema comune nell’etimologia degli pterosauri, con “Alarabia” in omaggio alla Penisola Arabica.
La scoperta di una nuova specie è sempre motivo di grande entusiasmo, ma in questo caso è stata particolarmente celebrata per la straordinaria conservazione tridimensionale dei fossili, che ha fornito preziose informazioni sul comportamento e lo stile di vita di questi antichi animali.
Il team di scavi è rimasto sorpreso nel trovare le ossa degli pterosauri conservate in tre dimensioni, un evento estremamente raro che ha permesso agli scienziati di analizzare in dettaglio la struttura interna delle ossa stesse. La dottoressa Kierstin Rosenbach, autrice principale dello studio e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Ambientali dell’Università del Michigan, ha sottolineato l’importanza di questa scoperta.
Le ossa cave degli pterosauri sono estremamente fragili e tendono a fossilizzarsi piatte, ma la conservazione tridimensionale ha rivelato dettagli sorprendenti sulla struttura ossea di Inabtanin alarabia, che presenta somiglianze con le ossa degli uccelli moderni. Al contrario, le ossa dell’Arambourgiania philadelphiae assomigliano di più a quelle degli avvoltoi, suggerendo differenze significative nei loro stili di volo.
Le caratteristiche anatomiche uniche di queste due specie di pterosauri hanno aperto nuove prospettive sulla complessità e la diversità dei loro stili di volo durante il periodo cretaceo. Mentre alcuni pterosauri sembravano preferire il battito delle ali per attraversare il paesaggio, altri si libravano, indicando una varietà di comportamenti aerei fino ad ora poco conosciuti.
La ricerca ha sollevato interessanti interrogativi sulla sequenza evolutiva dei comportamenti di volo degli pterosauri. Rosenbach ha ipotizzato che il volo a battito potesse essere la condizione predefinita, evolvendosi in comportamenti di librarsi solo in seguito, se vantaggiosi per la sopravvivenza della popolazione in determinati ambienti, come ad esempio sull’oceano aperto.
Lo studio dettagliato su queste straordinarie creature preistoriche è stato pubblicato sul Journal of Vertebrate Paleontology, contribuendo così a arricchire la nostra comprensione dell’evoluzione e dell’adattamento degli antichi rettili volanti.
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