Vendere la luce solare di notte: lo strano obbiettivo di un’azienda americana

Reflect Orbital sviluppa una tecnologia per proiettare fasci di luce solare su aree specifiche della Terra, ma il progetto solleva interrogativi su sostenibilità e impatto ambientale.

Un’azienda emergente della California, Reflect Orbital, sta sviluppando un sistema innovativo per fornire e commercializzare la luce solare durante le ore notturne, quando normalmente non è disponibile. Questa proposta, attualmente ancora in fase di concept, prevede il lancio di satelliti equipaggiati con enormi specchi riflettenti, capaci di catturare la luce del Sole—che è sempre presente nello spazio—e dirigerla verso specifiche aree del pianeta che si trovano nell’oscurità. In pratica, Reflect Orbital intende proiettare potenti fasci di luce su punti precisi della Terra, selezionati dai clienti, per illuminarli come se fosse giorno. Le sfide riguardanti la fattibilità tecnica, la sostenibilità economica e l’impatto ecologico—che non è da sottovalutare—sono numerose, ma il CEO dell’azienda, Ben Nowack, è convinto del potenziale di questa iniziativa. I video e le campagne pubblicitarie diffuse sui social media hanno già generato un notevole interesse. Del resto, l’idea di poter illuminare qualunque area del pianeta di notte, magari con un semplice tap sullo smartphone, potrebbe trovare impiego in vari ambiti, non solo nel settore dell’intrattenimento. Tuttavia, il vero obiettivo di Reflect Orbital è quello di garantire una fornitura continua di luce ai grandi impianti di pannelli solari, permettendo loro di produrre energia anche durante la notte, superando uno dei principali limiti di questa importante fonte energetica rinnovabile. Secondo quanto riportato da Mashable, la startup statunitense ha finora eseguito alcuni esperimenti con i suoi specchi a bordo di mongolfiere, ma non ha ancora effettuato alcun lancio satellitare. Nei prossimi mesi, è previsto il test dei primi grandi specchi dispiegabili, che rappresenteranno il passo successivo per le prove nello spazio. Per illustrare il funzionamento del sistema attraverso una semplice applicazione per smartphone, il 22 agosto scorso il dottor Nowack ha condiviso su X un video in cui un utente sposta un cerchio di luce su una mappa digitale, toccando lo schermo del suo dispositivo. Dopo aver posizionato il cerchio esattamente sopra la propria posizione, con un clic viene improvvisamente illuminato da un potente raggio luminoso proveniente dall’alto, lasciando sbalorditi i presenti, mentre la telecamera rivela la misteriosa, quasi “divina”, fonte di luce. È probabile che si trattasse di un drone o di un dispositivo simile.

Reflect Orbital ha specificato che si tratta solo di un video dimostrativo, e nulla più, sebbene sia difficile immaginare un processo così immediato. Al momento, l’azienda ha aperto le prime prenotazioni (da chiudere entro ottobre) per questi “punti luce” notturni, che dovrebbero essere disponibili entro la fine del 2025. Tuttavia, la realizzazione di tutto ciò non sarà immediata. Anche se la startup riuscisse a lanciare un satellite con uno specchio orientabile nei prossimi mesi, il suo utilizzo sarebbe limitato sia nel tempo che nello spazio. È un po’ come accade con i telescopi spaziali più potenti, il cui uso viene prenotato con anni di anticipo dai centri di ricerca, proprio perché sono pochi e molto richiesti. L’obiettivo finale dell’azienda è lanciare una rete di satelliti simile a Starlink, ma con la funzione di trasmettere la luce solare invece che internet. Un articolo di Space.com ipotizza una flotta di circa sessanta satelliti in orbita polare sincronizzata con il Sole, posizionati a 600 chilometri di altitudine. Ma un progetto simile sarebbe davvero praticabile? Forse le aziende che gestiscono grandi impianti fotovoltaici potrebbero effettivamente beneficiare di un servizio del genere e pagarlo profumatamente, ma i costi dei lanci spaziali sono ancora elevati e la dimensione della rete necessaria, come già evidenziato, sarebbe notevole. Al di là di questi ostacoli imprenditoriali, che potrebbero essere superati con finanziamenti adeguati, ci sarebbero ulteriori problematiche da affrontare. La principale è l’inquinamento luminoso che verrebbe generato da fasci di luce così intensi e diffusi in momenti della giornata in cui dovrebbe prevalere il buio. Piante e animali, compresi gli esseri umani, regolano i loro ritmi circadiani basandosi sull’alternanza di luce e oscurità; alterare questo equilibrio potrebbe avere gravi conseguenze sulla salute di varie specie e sugli ecosistemi in cui vivono. Come se non bastasse, fasci di luce di tale intensità causerebbero un notevole inquinamento luminoso, interferendo anche con le osservazioni astronomiche e astrofisiche. Molti scienziati si lamentano già—e non è un’esagerazione—dei “trenini” luminosi creati dai satelliti Starlink; possiamo solo immaginare cosa accadrebbe se intere porzioni di cielo venissero illuminate a giorno nel cuore della notte. Il progetto di Reflect Orbital è ancora in una fase embrionale e potrebbe riservare molte sorprese in futuro, ma è chiaro che le sfide da superare per rendere questo servizio effettivamente operativo sono molte e complesse.