L’evento, inizialmente scambiato per una supernova, è il più grande e luminoso mai rilevato dagli astronomi.
Proprio al centro di una galassia lontana, a 9 miliardi di anni luce di distanza, un buco nero supermassiccio ha appena inghiottito una stella nove volte più massiccia del Sole. Si tratta del “banchetto stellare” più grande e luminoso mai osservato e fornito agli scienziati preziosi indizi per risolvere un antico mistero cosmico. L’evento, infatti, potrebbe essere l”anello mancante’ che ci aiuta a capire perché, al centro di alcune galassie, si trovano oggetti così inspiegabilmente luminosi. Quando un buco nero divora una stella, non lo fa in un sol boccone. Invece, la sfortunata vittima viene lentamente allungata e fatta a pezzi, in un processo violento che gli astronomi chiamano “Tidal Disruption Event” (TDE), uno dei fenomeni più luminosi dell’Universo. E questo in particolare, scoperto da un team di ricercatori guidati da Edo Berger, dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrofisica del Massachusetts, si è rivelato quasi dieci volte più luminoso di qualsiasi altro visto prima. La loro scoperta è stata appena annunciata sul server di prepubblicazione di arXiv. Durante il loro studio, Berger e i suoi colleghi hanno osservato il buco nero supermassiccio, una “bestia” con una massa equivalente a 10 miliardi di soli, fare a pezzi la stella AT2023vto, cinque volte più grande del successivo corpo stellare più grande che gli astronomi abbiano mai visto scomparire nelle fauci di un buco nero. “Ciò che lo distingue davvero dagli altri TDE è che è incredibilmente, incredibilmente luminoso“, spiega Yvette Cendes, dell’Università dell’Oregon e coautrice dello studio. Dista 9 miliardi di anni luce, straordinariamente lontano, ma è così luminoso che puoi vederlo anche a quella distanza. In genere, vediamo il TDE molto più vicino alla nostra posizione”.
Scambiata per una supernova
In effetti, AT2023vto è così brillante che gli scienziati inizialmente pensarono che fosse una supernova, la violenta esplosione di una stella molto massiccia. Tuttavia, quando Berger e il suo team hanno effettuato ulteriori osservazioni e analisi, hanno scoperto che il fenomeno era molto più coerente con una stella che veniva “strappata via” una per una. Il fenomeno, dice Berger, “è molto più energetico di qualsiasi TDE che abbiamo visto prima, eppure si comporta esattamente come tutti gli altri eventi di perturbazione delle maree“. Ciò che rende i TDE una categoria a parte è che, mentre divorano le loro vittime, i buchi neri espellono getti di materiale a velocità prossime a quella della luce. Qualcosa che conferisce loro la loro straordinaria luminosità e li rende facili da rilevare anche negli angoli più remoti dell’Universo, come nel caso di AT2023vto, che è anche il TDE più distante osservato finora.
Percorso pericoloso
Gli eventi di perturbazione mareale si verificano quando la traiettoria di una stella la porta troppo vicino a un buco nero supermassiccio. L’immensa influenza gravitazionale del buco nero genera potenti forze di marea all’interno della stella (da cui il nome TDE), che la schiacciano orizzontalmente mentre la allungano verticalmente. Il che finisce per trasformare la sventurata vittima in un lungo filamento di plasma, un processo giustamente chiamato “spaghettizzazione”. «I TDE – continua Cendes – sono interessanti perché sono fondamentalmente un laboratorio di fisica unico in cui si possono sperimentare cose che non possono essere testate sulla Terra. Dopotutto, non possiamo semplicemente creare buchi neri qui e lanciargli contro delle cose”. Alla fine l’intero processo descritto dura solo poche ore, dopodiché il buco nero divora solo una piccola parte della stella che ha appena distrutto. Il resto forma un disco di accrescimento, visibile come un brillante “anello di luce” attorno al buco nero. Secondo Cendes, questo TDE non è stato scoperto prima per il semplice motivo che fino ad ora il buco nero aveva inghiottito troppo poca materia per essere rilevato. AT2023vto è stato visto per la prima volta il 9 settembre 2023 come un’improvvisa esplosione di luce. Ecco perché inizialmente venne scambiata per una supernova di tipo II, un’esplosione cosmica che avviene quando una stella massiccia collassa rapidamente sotto la sua stessa gravità.
Una cosa importante: l’evento non è ancora finito. La luce è ancora lì e i ricercatori potranno continuare a studiarla in futuro. Naturalmente resta ancora molto da scoprire su come funzionano i TDE. Per quanto riguarda la vittima, Berger spiega che “una stella come questa ha una durata di vita di soli 10 milioni di anni circa, quindi quasi certamente si è formata nelle vicinanze del buco nero supermassiccio“. Un ambiente, ovviamente, pericoloso e complesso, il cui studio potrebbe aiutarci a comprendere un po’ meglio questi fenomeni di estrema violenza, i più brillanti dell’intero Universo.