E se ci fosse stato un megatsunami e nessuno se ne fosse accorto? È quasi successo l’anno scorso, quando una frana è avvenuta a metà della costa orientale della Groenlandia. L’onda prodotta era inizialmente alta 200 metri (650 piedi), eppure ha ricevuto pochissima copertura mediatica. In realtà, anche IFLScience ha mancato di riportare l’evento. Nessuno è rimasto ferito, ma solo ora gli scienziati hanno reso noto il dettaglio più interessante: la creazione di un secondo tipo di onda che ha mantenuto le acque di un fiordo in movimento per una settimana.
I tsunami che conosciamo solitamente sono causati da vulcani o terremoti sottomarini. Tuttavia, possono anche essere generati da rocce che cadono nell’oceano, come nel caso dell’impatto che ha portato all’estinzione dei dinosauri, o più comunemente da valanghe. Questo tipo di tsunami è più frequente in aree dove il ghiaccio è abbondante, come vicino ai poli. Ad esempio, sei anni dopo che un megatsunami alto 100 metri (330 piedi) ha colpito una piccola comunità nella Groenlandia occidentale, un altro evento simile ha colpito la costa opposta.
Quando Angela Carrillo-Ponce del GFZ German Research Centre for Geoscience e il suo team hanno analizzato i dati sismici relativi alla frana in Groenlandia, hanno notato qualcosa di insolito. Oltre al segnale iniziale di rilascio di energia, c’era un secondo segnale a periodo molto lungo (VLP) proveniente da una seiche, un’onda stazionaria che fa oscillare un corpo d’acqua.
Le seiche sono fenomeni conosciuti, come dimostrato dalla scoperta di un giacimento fossile creato da una seiche il giorno dell’estinzione dei dinosauri. Tuttavia, la seiche individuata dai ricercatori in Groenlandia ha una scala temporale diversa. Il fatto che il segnale di un’onda di scivolamento di rocce in una zona remota della Groenlandia possa essere rilevato in tutto il mondo per oltre una settimana è stato un’importante scoperta per i sismologi.
L’analisi del segnale sismico potrebbe fornire informazioni cruciali sui processi coinvolti e migliorare il monitoraggio di eventi simili in futuro. Senza lo studio sismico di questo evento, non si sarebbe saputo della seiche prodotta nel sistema di fiordi. I primi segnali dell’evento sono stati individuati sui social media e confermati dalle segnalazioni di onde grandi provenienti dalla base navale danese sull’isola di Ella nelle vicinanze.
Le origini del tsunami sono state individuate in una valle laterale del fiordo di Dickson, dove le immagini satellitari hanno mostrato un’area di rocce che sono scomparse a seguito della frana. La frana ha spazzato via un mix di ghiaccio glaciale e rocce nell’acqua, percorrendo circa 1,6 chilometri lungo la valle fino al fiordo principale.
I dati sismici indicano che il tsunami iniziale era alto circa 60 metri mentre percorreva il fiordo, ma si è affievolito rapidamente una volta raggiunto il mare aperto. Tuttavia, parte dell’energia è rimasta intrappolata nel fiordo, producendo una seiche che rimbalzava avanti e indietro tra le pareti laterali con un periodo di circa due minuti.
Le cadute di ghiaccio hanno generato segnali VLP rilevati in diverse parti del mondo, dimostrando l’entità e la portata dell’evento. La causa della frana rimane sconosciuta, ma il contributo del cambiamento climatico potrebbe essere un fattore significativo, considerando che il ghiaccio tiene insieme molte parti rocciose instabili delle scogliere della Groenlandia.
Lo studio dettagliato di questo evento sismico fornisce importanti informazioni sulla formazione dei tsunami e potrebbe contribuire a una migliore comprensione e prevenzione di simili eventi in futuro. Il lavoro dei ricercatori è stato pubblicato in accesso aperto su The Seismic Record, offrendo una visione approfondita di questa straordinaria scoperta in Groenlandia.
Links: