Crolla piramide in Messico: per i nativi è un antico presagio di catastrofe

Recentemente anche negli Stati Uniti un’enorme formazione geologica è crollata, forse a causa dell’erosione.

L’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) ha riferito mercoledì che una delle piramidi gemelle della zona archeologica di Ihuatzio, nel Michoacán, ha subito notevoli danni a causa delle intense piogge registrate negli ultimi giorni. Al crollo della struttura ha accennato sui social network l’utente Tariakuiri Álvarez, il quale ha affermato che questo evento è considerato di “cattivo presagio”, secondo la tradizione Purépecha. L’INAH precisa che “si è verificato un crollo nella parte centrale della facciata sud di una delle basi piramidali“. Riferendosi alle cause del crollo, gli esperti hanno sottolineato che “le alte temperature, precedentemente registrate nella zona, e la conseguente siccità hanno causato crepe che hanno favorito la filtrazione dell’acqua all’interno dell’edificio preispanico“.

Ihuatzio fu la prima sede dell’Impero Purépecha, che costruì queste strutture, conosciute anche come “yácatas”. Al momento dell’arrivo degli spagnoli era un gruppo antagonista ai Mexica. “Uno degli yácatas della zona archeologica di Ihuatzio è crollato. Per i nostri antenati, i costruttori, questo era un cattivo presagio che indicava la vicinanza di un evento importante. Prima dell’arrivo dei conquistatori, accadde qualcosa di simile, che per La purhé visione del mondo di quel tempo fu perché gli dei Nana Kuerhaépiri e K’eri Kurikweri erano scontenti,” ha spiegato Álvarez sui suoi social network.

Un’altra struttura crollata negli Stati Uniti


Il Double Arch, un’enorme formazione geologica che attira ogni anno migliaia di turisti nell’area ricreativa nazionale del Glen Canyon nello Utah, è crollato improvvisamente giovedì, secondo quanto riferito venerdì dal National Park Service. L’arco, noto anche come “il buco nel tetto” o “la tazza del gabinetto”, aveva 190 milioni di anni. I funzionari indicano che sin dalla sua formazione, questa struttura “è stata soggetta a scheggiature ed erosione dovute alle intemperie, al vento e alla pioggia“. Gli specialisti ritengono che “i cambiamenti nel livello dell’acqua e l’erosione dovuta all’azione delle onde abbiano contribuito al crollo finale dell’arco“. Non si sono registrati feriti a seguito del crollo.

Angelo Petrone

Angelo Petrone

Giornalista pubblicista, digital strategy, advertising, social media marketing, appassionato di arte, cultura e viaggi. Ho collaborato con diversi quotidiani di informazione locale e testate online. Scrivo su Scienze Notizie dal 2015.