La storia di un cacciatore di tesori che distrusse un patrimonio millenario per oro e gioielli.
Giuseppe Ferlini, originario di Bologna e nato il 23 aprile 1797, è tristemente celebre per aver depredato le piramidi di Meroë. Dopo aver soggiornato in Grecia e successivamente in Egitto, Ferlini si arruolò nell’esercito egiziano durante l’invasione del Sudan. Nel 1830 assunse il ruolo di chirurgo capo, ma la sua esistenza cambiò quando decise di lasciare l’esercito per dedicarsi alla ricerca di tesori. Nel 1834, insieme al commerciante albanese Antonio Stefani, Ferlini pianificò una spedizione a Meroë, con l’autorizzazione del Governatore Generale del Sudan, Ali Kurshid Pasha, per condurre scavi. Spinto dalle storie locali che narravano di immense ricchezze d’oro, Ferlini iniziò a distruggere diverse piramidi, alcune delle quali erano in perfette condizioni solo pochi anni prima. Utilizzando esplosivi, demolì la piramide N6 della regina Amanishakheto, scoprendo un tesoro fatto di gioielli in oro e argento.
In totale, Ferlini fu responsabile della devastazione di oltre 40 piramidi. Tornò in patria nel 1836 con il bottino, ma incontrò difficoltà nel venderlo poiché nessuno credeva che gioielli di tale fattura potessero essere realizzati in Africa subsahariana. Alla fine, fu venduto in Germania: una parte fu acquistata dal re Ludwig I di Baviera e si trova ora nel Museo Statale di Arte Egizia di Monaco, mentre il resto fu comprato dal Museo Egizio di Berlino, dove è ancora esposto.