La stella V889 Herculis si distingue per la sua rotazione più veloce alle medie latitudini rispetto all’equatore o ai poli, un comportamento inaspettato che ha lasciato perplessi gli astronomi. Questo modello insolito potrebbe portare a importanti revisioni delle nostre conoscenze sulle stelle.
Quando gli astronomi hanno iniziato a monitorare i movimenti delle macchie solari, hanno scoperto che il Sole non ruota uniformemente in tutto il suo corpo. Mentre l’equatore impiega circa 25 giorni terrestri per compiere una rotazione, ai poli ci vogliono circa 34 giorni, con valori intermedi alle medie latitudini. Questa differenza di velocità di rotazione è attribuita al movimento del plasma caldo in superficie, che segue direzioni diverse vicino ai poli e all’equatore.
Le osservazioni delle stelle sono complesse, ma ciò che gli astronomi hanno notato è che alcune stelle ruotano più velocemente di altre. V889 Herculis, con massa e temperatura simili al Sole ma un’età di 50 milioni di anni, rappresenta un interessante caso di studio, essendo considerata un proxy affidabile per il Sole quando aveva solo l’1 percento della sua attuale età.
Questa stella, distante 115 anni luce da noi, ruota una volta ogni 32 ore, consentendo agli scienziati di osservare numerosi cicli di rotazione. Uno studio condotto da un team dell’Università di Helsinki ha rivelato che la massima velocità di rotazione di V889 Herculis si verifica alle latitudini di 37-40 gradi, con l’equatore che ruota più lentamente e i poli ancora di più.
Utilizzando una tecnica statistica innovativa, i ricercatori hanno analizzato anche la rotazione di un’altra stella, LQ Hydrae, che ha caratteristiche simili a V889 Herculis. Anche se la rotazione di LQ Hydrae non mostra differenze significative tra equatore e poli, si ritiene che l’equatore possa ruotare leggermente più velocemente, sebbene in misura non rilevabile con gli strumenti attuali.
Entrambe le stelle sono state monitorate per 30 anni da telescopi robotici presso l’Osservatorio di Fairborn, che, sebbene di dimensioni ridotte rispetto ai grandi osservatori professionali, hanno permesso di raccogliere dati preziosi sulle rotazioni stellari nel tempo. Questo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, dimostra che anche con strumenti modesti è possibile ottenere importanti informazioni sull’astrofisica stellare.
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