Il COVID-19 sembra essere ovunque in questo momento, con un crescente numero di casi. Tuttavia, potreste essere sorpresi di sapere che il virus potrebbe essere presente anche nel vostro giardino. Uno studio condotto da scienziati della Virginia Tech ha rivelato la presenza del SARS-CoV-2 in sei specie animali comuni in Virginia, molte delle quali diffuse in tutti gli Stati Uniti.
Da tempo sappiamo che gli esseri umani affetti da COVID possono rappresentare un rischio per i propri animali domestici. I primi animali a testare positivo al virus negli Stati Uniti all’inizio del 2020 sono stati due gatti domestici. Le linee guida più recenti dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) indicano che cani, criceti e furetti potrebbero essere a rischio. Inoltre, numerose specie selvatiche e animali in zoo e santuari sono stati segnalati come infetti, sollevando preoccupazioni sulla diffusione del virus nella fauna locale.
Il team della Virginia Tech ha condotto uno studio per colmare una lacuna significativa nella conoscenza sulla trasmissione del SARS-CoV-2 nella comunità faunistica. Il Professore Associato di Scienze Biologiche Joseph Hoyt, uno degli autori corrispondenti, ha spiegato che sono stati prelevati campioni da 23 specie diverse, rilevando il RNA del virus in sei di esse, tra cui il topo cervo, l’opossum della Virginia, il procione, la marmotta, il coniglio cottontail orientale e il pipistrello rosso orientale.
Nel periodo tra maggio 2022 e settembre 2023, sono stati raccolti complessivamente 798 tamponi nasali e orali da animali catturati in natura o in cura presso centri di riabilitazione. Inoltre, sono stati prelevati 126 campioni di sangue da sei specie diverse. I ricercatori hanno voluto confrontare gli animali provenienti da aree con diversi livelli di contatto umano, evidenziando che il virus si è diffuso maggiormente nelle popolazioni animali in luoghi con elevata attività umana.
L’autrice corrispondente e Professoressa di Scienze Biologiche Carla Finkielstein ha sottolineato che il virus può passare dagli esseri umani alla fauna selvatica durante il contatto, adattandosi e mutando per prosperare nei nuovi ospiti. Questo studio ha rivelato che il virus si è diffuso in diverse specie animali più di quanto si pensasse inizialmente, evidenziando la sua ubiquità.
È emerso che i rifiuti e il cibo gettato potrebbero essere le fonti più probabili di infezione degli animali da parte degli esseri umani. Durante lo studio, due topi prelevati nello stesso luogo nello stesso giorno sono stati trovati infetti con la stessa variante del virus, suggerendo una trasmissione diretta tra gli animali.
Comprendere come il virus si diffonda tra le diverse popolazioni animali è cruciale per comprendere la sua evoluzione e identificare potenziali serbatoi di ceppi patogeni per l’uomo. Il sequenziamento del genoma del virus che infetta queste specie è fondamentale, come sottolineato da Finkielstein, che ha elogiato il lavoro multidisciplinare del team coinvolto nello studio.
Il virus non fa distinzione tra ospiti a due o quattro zampe, poiché il suo obiettivo principale è la sopravvivenza. Il SARS-CoV-2 non rappresenta solo una minaccia per gli esseri umani, ma anche per la fauna selvatica. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
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