Le scoperte del Very Large Telescope e di ALMA svelano nuovi segreti di IRS 13 e del suo buco nero.
Al nucleo della nostra galassia, nelle immediate prossimità del buco nero supermassiccio Sagittarius A* (SgrA*), esiste un altro buco nero di massa intermedia, equivalente a circa 30.000 volte quella del Sole. Era occultato nel cuore di IRS 13, un insieme stellare particolarmente notevole per la sua natura polverosa e che, grazie alle più recenti indagini ad alta risoluzione, da qualche anno ha iniziato ad essere decifrato. Questo ammasso di stelle, individuato circa vent’anni fa, è situato a 0,1 anni luce dal centro della Via Lattea, una separazione molto ridotta in termini astronomici ma che, se supponessimo di attraversarla, dovremmo viaggiare per venti volte da un’estremità all’altra del nostro Sistema solare per coprirla. In precedenti osservazioni, il gruppo di studio capitanato da Florian Peißker dell’Istituto di Fisica dell’Università di Colonia, in Germania, aveva notato che le stelle in IRS 13 si muovono secondo uno schema sorprendentemente ordinato, piuttosto che essere distribuite in modo casuale. Questo modello regolare aveva portato il team a ipotizzare un’interazione di IRS 13 con SgrA*, il che comporterebbe appunto il moto ordinato delle stelle, ma anche a pensare che all’interno dell’ammasso ci fosse qualcosa capace di mantenere la sua forma compatta.
Le osservazioni con il Very Large Telescope (VLT) sulla cima del Cerro Paranal, in Cile, e l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) sull’altopiano di Chajnantor, sempre in Cile, hanno indicato che la ragione della forma compatta di IRS 13 potrebbe risiedere nella presenza di un buco nero di massa intermedia collocato nel cuore dell’ammasso stellare. Ciò sarebbe corroborato dal fatto che i ricercatori sono stati in grado di osservare raggi X distintivi e gas ionizzato che giravano a una velocità di diverse centinaia di km/s in un anello attorno alla sospettata posizione del buco nero di massa intermedia. Attesa tempesta solare nel fine settimana del 13-14 luglio: innescata da un enorme buco coronale
Un’altra indicazione della presenza di un buco nero di massa intermedia è la densità straordinariamente elevata dell’ammasso stellare, superiore a quella di qualsiasi altro insieme stellare noto nella nostra Via Lattea. “IRS 13 sembra essere un elemento cruciale per la crescita del nostro buco nero centrale SgrA*” ha affermato Peißker che, insieme ai colleghi, ha presentato i risultati delle nuove analisi di IRS 13 in un nuovo studio pubblicato sull’Astrophysical Journal. “Questo intrigante ammasso stellare ha continuato a stupire la comunità scientifica sin da quando è stato scoperto – ha aggiunto il ricercatore –. All’inizio si pensava fosse semplicemente formato da una singola stella eccezionalmente massiccia. Ma grazie ai dati ad alta risoluzione, ora possiamo confermare la presenza di conglomerati stellari con un buco nero di massa intermedia al centro”. Gli scienziati credono che i buchi neri di massa intermedia si siano formati poco dopo il Big Bang e che, unendosi, possano essere stati i “semi” dei buchi neri supermassicci: essendo tuttavia ancora poco conosciuti – ad oggi sono stati individuati solo circa dieci buchi neri di massa intermedia nell’intero universo – sono tra gli oggetti celesti che celano ancora più enigmi. Comunque, le osservazioni programmate con il telescopio spaziale James Webb e con l’Extremely Large Telescope, attualmente in costruzione, forniranno ulteriori informazioni sul nuovo buco nero appena scoperto e sui processi che avvengono all’interno dell’ammasso stellare. “Verificheremo la nostra ipotesi sulla presenza di un buco nero di massa intermedia e confermeremo ulteriormente la natura dell’ammasso – hanno aggiunto gli studiosi –. Inoltre ridurremo ulteriormente le incertezze sulle misurazioni e avremo modo di esaminare nel dettaglio le varie componenti di IRS 13”.