Il nuovo trailer di Gladiator II è un vero tripudio di carne luccicante e fluidi corporei versati. Sebbene il film possa essere storicamente discutibile, è certo che i combattenti del Colosseo avrebbero trascorso gran parte delle loro vite ricoperti di sangue e sudore.
Esattamente cosa facessero gli antichi Romani con tutto questo liquido carnale, però, non è del tutto chiaro. Una rapida ricerca su internet rivela che il sudore dei gladiatori veniva utilizzato sia come afrodisiaco che come panacea medica.
Secondo numerose relazioni non verificate, i concorrenti venivano ricoperti di olio d’oliva prima di essere mandati nell’arena, per poi essere raschiati con uno strigile (ammesso che sopravvivessero al loro mortale combattimento).
Si suppone che il risultante “melma del gladiatore”, composta da sudore, sangue, pelle esfoliata, sporco generale e olio in eccesso, venisse poi venduta in fiale ai clienti. Questi la applicavano sui loro corpi e visi nella speranza di ottenere una serie di benefici fisici.
A volte si sostiene che questa ripugnante melma fosse mescolata con profumo o utilizzata come crema viso dalle ricche donne romane. Altre affermazioni suggeriscono che sia uomini che donne impiegassero le secrezioni per infondere un po’ di vitalità gladiatoria nelle loro vite sessuali o per curare una serie di disturbi, dal dolore alle articolazioni all’infiammazione.
Come molti aspetti del nuovo blockbuster di Ridley Scott, tuttavia, non ci sono prove che suggeriscano che questa pratica esistesse effettivamente. Al contrario, lo stimato autore romano Plinio il Vecchio era assolutamente disgustato dall’idea di rivoltarsi nella sporcizia altrui e disprezzava gli antichi Greci per averlo fatto nel suo famoso testo Naturalis Historia.
Descrivendo le abitudini dei Greci, Plinio scrisse che “le raschiature dai corpi degli atleti sono considerate possedere certe proprietà di natura emolliente, calorifica, risolutiva ed espellente, derivanti dalla combinazione di sudore umano e olio”.
I lettori possono quasi sentire il suo stomaco rivoltarsi mentre prosegue spiegando che “queste raschiature sono usate, sotto forma di pessario, per infiammazioni e contrazioni dell’utero”. Secondo Plinio, i Greci non vedevano limiti nelle proprietà mediche del sudore degli atleti, noto come gloios, e ne facevano uso per curare tutto, dalle verruche genitali alle infiammazioni del retto.
Date le molte inesattezze riscontrate in Naturalis Historia, è difficile sapere quanto veritiere fossero realmente le descrizioni di Plinio sull’igiene e la medicina greche, anche se si può davvero percepire il suo disgusto quando scrive che “sono persino arrivati al punto di raschiare via lo sporco dai muri delle palestre”.
Si suppone che questi residui potessero essere venduti a caro prezzo e fossero ricercati come “risolvente per tumori infiammati”, tra le altre cose. In realtà, sembra quindi che i Romani non utilizzassero il sudore dei gladiatori per migliorare le prestazioni sessuali o, in effetti, per qualsiasi altro scopo.
Piuttosto, sono stati i Greci a esaltare i benefici del gloios, molto al disgusto di Plinio e dei suoi compatrioti.