La Sindrome della Guerra del Golfo: Nuove Scoperte sulla Causa

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Il personale della difesa che ha prestato servizio nella Guerra del Golfo è stato esposto a varie sostanze durante il loro servizio, inclusi il fumo dei pozzi petroliferi in fiamme in Kuwait. Oltre 30 anni dopo, coloro che soffrono di GWI ancora non sanno cosa abbia causato i loro sintomi, ma ora ci sono potenziali risposte in vista. (Everett Collection/Shutterstock.com)

Per la prima volta, i ricercatori hanno individuato una possibile causa della Sindrome della Guerra del Golfo (GWI), una patologia che ha colpito numerosi reduci del conflitto del 1991. Si ritiene che la GWI, nota anche come Sindrome della Guerra del Golfo (GWS), sia scaturita dall’intensa esposizione a sostanze chimiche nocive e agenti biologici durante quel periodo.

La Guerra del Golfo del 1991 vide la formazione di una coalizione composta da 42 nazioni, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, per contrastare l’Iraq dopo l’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein. Quasi un milione di militari facevano parte delle forze della coalizione, molti dei quali furono esposti a molteplici pericoli, noti e sconosciuti. Tra questi pericoli vi erano fattori ambientali stressanti, nonché agenti chimici e biologici come insetticidi, pesticidi, repellenti per insetti, agenti nervini, fumo derivante dai roghi dei pozzi petroliferi e persino uranio impoverito.

All’epoca, ai militari venivano somministrate specifiche misure preventive per contrastare o prevenire problemi maggiori, ma tali interventi contribuirono alla miscela di sostanze chimiche e agenti biologici a cui i loro corpi furono esposti. A distanza di oltre tre decenni, si stima che tra il 25 e il 32 percento dei veterani continui a riscontrare problemi di salute derivanti da quella esposizione.

La GWI si manifesta con una serie di sintomi, tra cui affaticamento cronico, ipertensione, dolore, infiammazione, disturbi del sonno, eruzioni cutanee, diarrea, compromissione neurologica e cognitiva, nonché problemi respiratori. Tuttavia, non tutti i pazienti affetti da GWI presentano tutti questi sintomi, il che può complicare la diagnosi e aumentare lo stress per chi ne è affetto.

Per lungo tempo, la causa della GWI è stata avvolta nel mistero. Diverse ipotesi sono state avanzate nel corso degli anni, ma molte sono state scartate. La recente ricerca fornisce finalmente delle risposte concrete a questo enigma duraturo.

“I risultati della nostra ricerca offrono prove scientifiche inequivocabili che i problemi di salute riscontrati dai veterani della Guerra del Golfo possano essere direttamente correlati alla loro esposizione a specifici agenti nocivi durante il servizio militare”, ha affermato la Professoressa Sonya Marshall-Gradisnik, direttrice del Centro Nazionale per la Neuroimmunologia e le Malattie Emergenti (NCNED) presso l’Università di Griffith, in Australia.

Secondo Marshall-Gradisnik e il suo team, i canali ionici del potenziale transitorio, strutture cellulari cruciali per il trasporto del calcio all’interno delle cellule, risultano difettosi nei veterani affetti da GWI. Normalmente, gli ioni calcio svolgono un ruolo fondamentale come molecole segnale all’interno delle cellule, regolando funzioni vitali come la contrazione muscolare, la funzione nervosa e la secrezione ormonale.

“La nostra ricerca evidenzia un disfunzionamento critico nei canali ionici cellulari, in particolare nei canali ionici del potenziale transitorio, nei veterani con GWI”, ha aggiunto Marshall-Gradisnik. Questa scoperta rappresenta un passo significativo nella comprensione di questa malattia complessa e enigmatica.

I risultati del team costituiscono un passo cruciale nel chiarire la GWI, fornendo prove scientifiche tangibili che confermano le esperienze di molte persone. Come ha sottolineato Ian Allwood, veterano della Guerra del Golfo e sostenitore della GWI, “Essere creduti è di fondamentale importanza per noi”.

Per i membri della comunità dei veterani colpiti, questo rappresenta il primo passo nel individuare una causa alla base della patologia. Si tratta di una ricerca innovativa che, si spera, aprirà la strada a trattamenti per i sintomi spesso debilitanti.

I veterani hanno sacrificato la propria salute per difendere l’Australia e la libertà. È nostro dovere riconoscere il loro impegno. Questa nuova ricerca potrebbe costituire il punto di partenza per ulteriori studi che non solo approfondiscano la comprensione dei processi cellulari, ma offrano anche strategie terapeutiche per gestire la GWI. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

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